GENNARO ESPOSITO AGLI STUDENTI DELL’ALBERGHIERO DI PESCARA: I GIOCHI SI FANNO IN SALA MA C’È POCA GENTE BRAVA

“Servire le persone è un’arte. Di gente brava in cucina ce n’è molta, ma di camerieri bravi ne ricordo pochi. Eppure i giochi nel nostro lavoro si fanno in sala. Servizio è la parola d’ordine in questo settore, inteso come la capacità di intercettare i bisogni del cliente, prima ancora che li chieda. Il servizio può dare emozioni che nessun piatto potrà mai regalare. Oggi questo ambito andrebbe rivalutato e considerato alla luce dei nuovi bisogni che ha il viaggiatore gourmet dei ristoranti. Disegnare un menù sui bisogni del cliente è la vera chiave del futuro”. Non ha usato giri di parole Gennaro Esposito, chef due Stelle Michelin con la sua Torre del Saracino di Vico Equense (Napoli), e volto noto della tv, ospite di un incontro speciale con gli studenti del corso di enogastronomia dell’Istituto Alberghiero De Cecco di Pescara.

Quello del cuoco è un “un mestiere per sognatori, per chi vede oltre gli elementi e gli ingredienti”, ha aggiunto.

“Il mondo del lavoro è cambiato completamente e sta ancora cambiando, ma una cosa è certa: la cucina è sempre lì con le sue regole e le sue logiche. Questo mestiere ha bisogno di gente sempre più preparata culturalmente, perché la cultura ti fa sognare meglio e ti fa avere delle visioni che sono necessarie in uno scenario dove la comunicazione e il linguaggio sono fondamentali. Non bastano più esperienza e conoscenza e ci vogliono altre qualità. La cosa davvero straordinaria della cucina è il voler regalare agli altri un’emozione”.

Lo chef non ha mancato di rivelare dettagli del suo passato. Gli inizi per aiutare “mio zio pasticcere”, visti come una via di fuga dalla famiglia rigida, che lo hanno salvato da un futuro che poteva essere condizionato “dal mio essere scapestrato”. Poi gli studi all’Alberghiero e la passione che è diventata via via più forte “che alla fine non sono mai riuscito a tradire”.

Amante della cucina italiana, ma molto attento alla cucina internazionale e con una speciale attrazione per la cucina giapponese, come ha rivelato ai ragazzi durante l’incontro, lo chef Gennaro Esposito ha riservato parole eccezionali per quella abruzzese: “La amo, perché mi piace questa radice che ha nella cultura contadina – ha detto- . Quando mangio le pallotte cacio e uova mangio un’opera di ingegneria gustativa straordinaria”.

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