Il libro della settimana: “Cannoli e delitti” di Fabio Delle Donne

Il libro della settimana: “Cannoli e delitti” di Fabio Delle Donne

Dopo l’anno trascorso a Napoli, raccontato nel primo volume della serie “Sfogliatelle e delitti”, il commissario Vincenzo Lo Tufo si trasferisce in Sicilia.
In questa edizione illustrata l’autore ci accompagna per le strade della Sicilia, fra le quali Lo Tufo si imbatte in crimini ma anche in gustose pietanze della cucina siciliana.

Il libro della settimana: “Cannoli e delitti” di Fabio Delle Donne

Il commissario, di origine calabresi, è un’ottima forchetta, anzi si potrebbe dire che è un gran mangione, e sull’isola troverà pane per i suoi denti.
Durante l’anno si imbatterà in diversi casi da risolvere, tra assassini da scovare e boss da arrestare.
Tra un caso e l’altro il libro propone disegni dei luoghi raccontati e ricette dei piatti gustati dal protagonista nelle sue avventure, scelte e scritte dall’altra autrice: Eleonora Baluci.
Al termine di Cannoli e delitti si scoprirà già la prossima meta: nel terzo volume della serie Lo Tufo tornerà a casa in Calabria, nella terra in cui è nato.
Visto il successo del primo volume, il viaggio di Lo Tufo non poteva che proseguire, in questo originale connubio tra il mondo del giallo e quello dell’enogastronomia.
Tra le ricette presenti in questo libro abbiamo: la frutta di Martorana scritto da Eleonora Baluci. 

Da ottobre, in attesa della ricorrenza dei defunti il 2 novembre, le vetrine di tutte le pasticcerie siciliane si riempiono di fruttini colorati di marzapane, lucidi e profumati.

Con i loro colori brillanti è un piacere ammirarli, ancor prima che assaporarli.

Il giorno dei morti, in Sicilia, è un giorno di festa per i bambini.

È usanza nascondere sotto il letto un cestino che, nella notte, i defunti di casa, nel visitare i parenti, riempiranno con giochi e leccornie.

Pupi di zucchero, mustazzoli, ossa di morto (biscotti duri aromatizzati con chiodi di garofano) e, appunto, frutti di martorana.

Ma come sono nati questi dolci e perché portano questo nome?

L’impasto di mandorle e zucchero era già noto agli arabi che usavano inviarlo in scatole rettangolari di legno, i marzaban, in forma di panetto; da lì il nome marzapane.

Tutt’oggi in Sicilia si vendono panetti di pasta di mandorle, usati per preparare gelati, granite, latte di mandorla da bere.

I frutti di marzapane colorati, invece, furono inventati nel convento della Martorana a Palermo.

Nel 1193 la nobildonna Eloisa Martorana fece costruire un monastero benedettino, il terzo della città, accanto alla Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio e al suo convento; in suo onore fu dato il nome Martorana a tutto il complesso.

Si narra che le suore del convento, in occasione della visita di un personaggio importante in novembre, il papa, il vescovo o il re, a seconda della versione della storia, inventarono questi dolcetti per abbellire gli alberi del giardino ormai spoglio.

Il chiostro infatti era noto per essere il più bello di Palermo, con i suoi fiori, i roseti e gli alberi di agrumi, la cui zagara deliziava le narici dei visitatori.

Per sopperire alla carenza di frutti nella stagione autunnale, le suore decorarono i rami con frutti di marzapane, realizzati con mandorle e miele.

Il re fu tratto in inganno dagli agrumi così perfetti, tanto da cogliere un’arancia per gustarla; resosi conto che non era un frutto bensì un dolce, ne rimase estasiato.

Per tal motivo in Sicilia il marzapane è chiamato anche pasta reale.

Da allora i fruttini ebbero così successo da essere prodotti per anni e anni dentro al convento e venduti ai cittadini.

Nel 1575, però, il monopolio della produzione della frutta di martorana passò alla Corporazione dei Confettari, vietando alla suore la preparazione; secondo il vescovo era motivo di allontanamento dai doveri liturgici.

Al giorno d’oggi i fruttini si trovano in vendita in tutte le pasticcerie e non più solo attorno al 2 novembre, ma tutto l’anno; si realizzano modellati con il marzapane anche ortaggi, pesci, pietanze di ogni genere, secondo la creatività degli artisti.

LA RICETTA

Ingredienti:

1 kg di farina di mandorle

1 kg di zucchero a velo

150 gr. di glucosio

5 gocce di essenza di mandorle amare

40 ml di acqua

coloranti alimentari in polvere

gomma arabica per lucidare i frutti

In una ciotola mescolare la farina di mandorle, lo zucchero a velo setacciato, il glucosio e l’essenza di mandorle amare.

Aggiungere l’acqua e lavorare l’impasto con le mani, formando una palla.

Quando è liscio coprire con pellicola trasparente e lasciar riposare un quarto d’ora.

Per modellare i fruttini usare solo gli appositi stampini in gesso, mai quelli in silicone.

Ricoprire lo stampo con pellicola trasparente, inserire la quantità di impasto necessaria, fare pressione con le mani e poi sformare, eliminando l’eccesso.

Per colorare la frutta di martorana occorre aspettare almeno un giorno, quindi disporre i fruttini ottenuti su un vassoio e attendere.

Colorare con coloranti alimentari in polvere diluiti in acqua e pennello con punta fine.

Per lucidare la frutta attendere un’altra giornata e poi spennellare con gomma arabica.

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