In Campania abbiamo la pessima abitudine di ritenere quello che non è più attuale superato, vecchio.
Sarà l’abitudine, ormai quasi scomparsa, di buttare tutto il vecchio dal balcone a capodanno, sarà la nostra ottima capacità di inventarci sempre qualcosa di nuovo ma a noi quello che non è più attuale non piace, o meglio ci piace ma è vecchio se lo compariamo con una cosa nuova.
Così fino a 2-3 anni fa, e vi basterà rileggerlo nei post su internet e finanche negli articoli, o l’Antica Pizzeria da Michele non compariva o se compariva subiva numerose critiche, che spaziavano, a schema libero, dall’olio di semi adoperato (con peraltro motivazioni ampiamente sostenute e peraltro bio e quindi non estratto chimicamente) alle mattonelle del locale, passando attraverso ogni genere di osservazione che, però, mai ha scalfito la granitica logica del cassetto che vedeva file di persone dalle prime ore del mattino e un buon migliaio di pizze sfornate quotidianamente.
E’ stato così che la 4^ e 5^ generazione (e qui dipende se si conta dal primo o dal secondo matrimonio del fondatore Michele Condurro) hanno saputo raccontare e mostrare a chi ancora muoveva critiche scettiche che la modernità spesso è anche la sola tradizione che per sua natura non è ripetibile.
Così ieri, 12 giugno 2018, si è tenuto il primo forum della Michele in the world
la società parallela alla Antica Pizzeria da Michele, dove lavorano tutti i Condurro, dove si è voluto ribadire come la storia e la tradizione non possono e non devono mai essere racchiusi negli spazi angusti di classifiche o di comparazioni che non potrebbero reggere.
La Michele in the World dimostra come una pizzeria spartana con sole due pizze (marinara e margherita) e un unico vezzo di una doppia mozzarella sulla margherita, con piastrelle e tavoli comuni in marmo e legno, possa non solo conquistare il mondo ma ripetere ovunque gli stessi numeri senza che questo scalfisca assolutamente la propria immagine, anzi la consolidi sino a renderla inossidabile al soffiare del tempo.
Oggi, ma di sicuro sono in corso altri progetti (anzi confesserò di saperlo ma lo terrò segreto per me!) l’Antica Pizzeria Da Michele è presente, oltre che nella storica sede di Napoli (anno di fondazione 1870), a Tokyo, Fukuoka, Roma (alla cui apertura partecipai con la famiglia Condurro ed ebbi modo di assistere ad un vero ininterrotto bagno di folla), Roma Trevi, Londra, Barcellona, Milano (nel locale che segnò il primo fallimento italiano di Bastianich ed ora va come il vento!) e ultimo Firenze.
Ad accompagnare in questo viaggio la famiglia Condurro fornitori come Fior di Agerola della famiglia Fusco (fornitori dal 1955), Masturzo Olii dal 1950 anch’egli e il Molino Caputo (nato nel 1923 e forse tra i primi fornitori della pizzeria).
In co-branding, ultimo progetto di sostegno alla Michele in the World la Ferrarelle, il Caffè Moreno, la Pasticceria Bellavia, Salvatore Martusciello con i suoi vini e la birra St. John’s.
A luci spente e con appuntamento al prossimo anno riecheggiano le parole dell’anziano ma presentissimo pizzaiolo Antonio Condurro :“Io vi prometto che saremo sempre noi”.
Grazie da parte mia.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.