Miele sintetico, no grazie!
L’Asnapi punta il dito contro gli esperimenti americani. Dopo la carne sintetica, la nuova sfida punta a sostituire le api nella produzione del miele.
La startup americana MeliBio con sede in California è al lavoro per produrre miele molecolarmente identico a quello reale. L’obiettivo dichiarato è la creazione di un prodotto con la stessa consistenza e il medesimo gusto di quello tradizionale, ovviamente allo scopo di evitare che vengano coinvolte le api nella sua produzione.
Il ruolo dell’Anaspi
“Un percorso che va nella direzione opposta a quelle che sono le aspettative di quanti scelgono di utilizzare il miele proprio perché prodotto dalle api”, spiega Gerardo De Cillis presidente dell’associazione Asnapi (Associazione Nazionale Ape Italiana) che aggiunge: “La strada che vuole allontanare i consumatori dai prodotti realizzati secondo le regole osservate da sempre non ci appartiene, negli ultimi anni per causa anche delle nostre scelte alimentari stiamo consegnando il mondo alimentare nelle mani di poche multinazionali che decidono cosa produrre e cosa non produrre, esempio il miele sintetico, identico per gusto e molecola a quello prodotto dalle api che è tutto da dimostrare.
Asnapi è impegnata a sensibilizzare il consumatore finale dando informazione sul miele prodotto dalle api, che non potrà mai avere un solo gusto o un solo colore. Anche il miele rappresenta un territorio per la grande biodiversità dei pascoli presenti sul territorio nazionale per le api, producendo una varietà di miele rari”, conclude De Cillis.
Sul ruolo dell’ape quale insetto da valorizzare interviene il professore Vincenzo Peretti della Federico II in qualità di presidente del Comitato Scientifico Asnapi sottolineando che: “Fra gli obiettivi principali della nostra associazione c’è proprio quello di tutelare e valorizzare l’Apis Mellifera Ligustica italiana. Una specie di rinomata importanza e a rischio di estinzione. L’unico modo per raggiungere questo obiettivo è quello di far conservare loro il ruolo tradizionale nella filiera produttrice del miele. Solo così potrà conservare il suo ruolo di colonna portante della biodiversità territoriale essendo geneticamente predisposta ad essere impollinatrice e grande lavoratrice e non di certo “pensionandola” dal percorso produttivo”.