Lo Chef Philippe Léveillé nasce a Nantes nel 1963. Dopo aver terminato la scuola alberghiera, avvia una serie di giri per il mondo. Esordisce a Parigi nell’Hotel Winsor Clovis per trovarsi poi all’Hotel Helton Kennedy di New York, poi ancora al ristorante Boucairre Meridiane in Martinica e per finire al Vis Palace Grand Corniche.
Passa anche per numerosi ristoranti italiani importanti per poi sbarcare nella sua attuale posizione al Miramonti l’altro.
#volevoessereunpomodoro: questo il nome del primo piatto dello Chef Léveillé
Tartare di gamberi, succo di lime, buccia e sale. Tutto mescolato. Nel comtempo ha messo insieme mozzarella e panna e li ha frullati. Li ha lasciati per 12 ore e poi ha setacciato il tutto e ottenuto una spuma.
Con la tecnica di cottura del “ginocchio freddo” ha ottenuto una gelatina che unita all’acqua di pomodoro, filtrata e cotta a 54°, dà un foglio di gelatina di pomodoro. Impiattato, l’aspetto è quello del pomodoro, ma con tutto il corredo aromatico gustativo di una caprese con tartare di gamberi.
Si aggiunge un gelato di basilico fatto al pacojet con 3 passaggi precedenti e uno finale preservizio.
Interessantissime le consistenze e il gusto di #volevoessereunpomodoro forse un po’ troppa acidità nel gelato di basilico.
Lascia stupiti in ogni caso la grande ricerca e il lavoro che c’è dietro questo piatto che, vale la pena di ricordare, è servita come entrée di benvenuto, ossia è gratuito.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.