Il Sangiovese della Tenuta Biodinamica Mara

tenuta biodinamica mara

     Se dovesse capitare di essere in transito sull’autostrada A 14, e improvvisamente decidere di deviare rispetto ai tragitti turistici convenzionali, San Clemente è il luogo giusto per una visita.

     Non saranno qui monumenti e sbicchierate di piazza ad accogliervi, ma una pace assoluta che incanta ed ipnotizza il viandante.

tenuta biodinamica mara

     I declivi dolci e sinuosi delle colline romagnole, patria incontrastata del sangiovese, vi guideranno fuori città dove è nato, grazie alla volontà di un imprenditore, più che un’azienda: un atto d’amore verso la natura e la sua visione biodinamica.

     Ci si sorprende un po’, in verità, considerando che le gesta del poeta dialettale Giustiniiano Villa e dell’altro illustre sanclementese Don Oreste Benzi, presbitero, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII onorato da  una causa di beatificazione in dirittura di arrivo, hanno offerto vanto e lustro al piccolo comune di 6000 anime, scoprire di poter raccontare, dal sacro al profano, del nettare della vite.

     Nel 2000 Giordano Emendatori avvia i lavori in vigna, con la messa a dimore delle piante, allevate con metodo biodinamico, 700 casette per uccelli, 50 per pipistrelli ed un impianto di diffusione musicale, Mozart in particolare, a fare da contrappunto ai cinguettii ed al lento susseguirsi degli eventi atmosferici.

A seguire la cantina

tenuta biodinamica mara

     Resto un po’ stranito dalla perfezione della realizzazione del fabbricato dove si intercettano visivamente le volontà del fondatore. Il riferimento alla sua visione olistica del modo di produrre è amplificato dalle tante opere d’arte che accolgono l’ospite e dalla bella sala da musica che costeggia e sormonta il reparto più intimo di tutto il progetto.

     Il resto è pura vocazione a marchi Demeter: niente lieviti selezionati, ammonio fosfato, enzimi, solfato di rame, citrato di rame, batteri lattici, latte in polvere e derivati del latte, albumina, attivanti, mannoproteine, acido tartarico e citrico, bicarbonato di ammonio, mosto concentrato, vitamine, zucchero, tannini o truciolari di legno.

     Per lui una cantina non sarà mai un laboratorio e il vino non è il risultato di una formula chimica. La vendemmia è fatta a mano, la vinificazione biodinamica è naturale e la fermentazione non prevede l’aggiunta di lieviti. Le vinacce non sono pressate e il vino non è filtrato per garantirne l’integrità aromatica.

  • La Tinaia: al suo interno sono collocati sei grandi tini in rovere e altrettanti in cemento.
  • La Bottaia: un vero tempio del vino Sangiovese
  • La Barricaia.

Limitare al minimo l’intervento dell’uomo

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     E’ il dogma dell’agricoltura biodinamica che a Tenuta Mara viene applicata integralmente, in ogni fase del processo. La vite viene coltivata in base al Calendario Lunare e a quello Planetario e al posto dei fertilizzanti il terreno è trattato con preparati di origine vegetale e animale. Il resto è affidato alle migliaia di microrganismi che vivono nel terreno e che mantengono in attività il suolo.

     Non sono ammesse scorciatoie: l’agricoltura biodinamica non contempla prodotti di sintesi e correttivi enologici, che non entrano né mai entreranno all’interno di Tenuta Mara. Sono la terra e gli astri a scandire il ritmo. Poi, dopo un’attenta degustazione, viene imbottigliato solo il vino migliore. Alla fine della visita, lunga e minuziosa in cui veniamo guidati dal direttore commerciale Davide Marino il desiderio dell’assaggio è sicuramente amplificato. Unica etichetta, per ora, ma speriamo altre ne arrivino.

     Il vino ha raccolto già grandi tributi sul palcoscenico nazionale ed internazionale, ma non è ora  il caso di rattristarvi con giudizi sulle qualità del prodotto finale ma, di grande finezza ed armonia, e qui concordo con tanti esperti del settore. Biodinamico non vorrà mai dire “figlio di un dio minore” in un settore dove, si sa, le performance sono rigorosamente studiate, ricercate ed affinate al limite del perfezionismo da “catena di montaggio”, e, forse, a danno del valore intrinseco di un prodotto agricolo e del suo valore immateriale, quel valore cioè non replicabile, esclusivo, unico che deve ricamare il mosaico dei soli luoghi dove nasce e rimane un gran sangiovese di Romagna.