Sembra che l’obesità e l’eccesso di peso, siano inversamente proporzionali alla percentuale di cibo cucinato a casa.
In altre parole, l’eccesso di peso e il tasso di obesità in una popolazione sembrano essere direttamente proporzionali alla quantità di cibo mangiato fuori casa. In particolare, il cibo mangiato velocemente, senza dedicarvi tempo, in fretta.
Il Fast Food, si sa, ci fa mangiare senza pensare.
Se cuciniamo, invece, siamo indotti a pensare.
Pensiamo quando compriamo il cibo “vivo” da portare in cucina, quando lo manipoliamo prima di metterlo sui fornelli e mentre procede la cottura, pensiamo quando aggiungiamo gli ingredienti per insaporire, quando scegliamo le spezie giuste e le erbe aromatiche più appropriate, quando decidiamo di dare un tocco di personalità al piatto, quando il pensiero va alla tavola e a chi condividerà con noi quel piatto “pensato” e “vissuto”.
In cucina, ogni cibo, ogni alimento, ogni ingrediente deve essere preso, guardato, tastato, manipolato, annusato, “sentito” prima di metterlo in pentola e poi nel piatto.
Preparare il cibo, ci fa apprezzare di più quel cibo una volta in tavola. E ci fa provare emozioni incontrollate.
Ci riporta al territorio, alla cultura, alla storia, alla tradizione, agli affetti.
Un processo virtuoso che contrasta la voracità, la fretta, la monotonia per dare spazio alla lentezza, alla masticazione, all’uso dei sensi.
Di tutti i sensi: gusto, olfatto vista, udito, tatto. E’ un modo per riappropriarci delle nostre capacità sensoriali, per scegliere con emozione in quell’istante, in ogni istante, per sempre.
Per riprenderci il gusto della salute.