La cucina Tibetana è influenzata dai paesi vicini, India, Pakistan, Cina e Nepal, ma è meno saporita, più leggera e meno varia.
Uno dei motivi è soprattutto la scarsa produzione di materie prime in quanto il territorio non è bagnato dal mare, ed è quasi tutto composto da montagne sopra i 4000 mt. Un altro motivo è il credo religioso: in questo territorio sono professate tre fedi religiose: il Buddismo, l’islam e l’induismo.
Anche la gastronomia del Ladakh, la parte dell’altopiano detta “Piccolo Tibet” , a nord dell’India è sobria e monotona. La dieta è paragonabile a quella delle nostre valli agli inizi del novecento quindi pasti sono semplici e frugali, composti da cereali, carne e latte, mentre le verdure non si trovano facilmente e sono solitamente importate dalla Cina.
L’elemento che non manca mai è la Tsampa, farina di miglio tostata impastata con acqua e zucchero, che viene mangiata ad ogni ora, spesso accompagnata da thè salato al burro di yak. L’alimento base della popolazione tibetana è infatti l’orzo, l’unico cereale che può crescere in condizioni estreme di altitudine e siccità. Dall’orzo tostato si ricava appunto la tsampa, una farina dal sapore che ricorda la nocciola e può essere consumata in polvere, aiutandosi con le mani, oppure impastata con l’acqua per ottenere grosse pallem ripassate nella farina fresca per evitare l’essicazione e facili da conservare nella bisaccia per il viaggio. La tsampa viene utilizzata sia per confezionare la pasta, sia per la preparazione di bevande, con l’aggiunta di zucchero, latte, yogurt, oppure mescolata nel te e nella birra locale.
Il Tè Tibetano, chiamato Bo Cha è costituito da foglie di tè verde che vengono fatte bollire a lungo, solo che l’infuso così ottenuto viene versato in una specie di zangola assieme a sale, bicarbonato, latte e burro di dri, la femmina dello yak.
Il tutto viene mescolato energicamente in modo che il burro fonda e si emulsioni con il liquido. Solo allora il thè viene riversato in un bollitore che lo tenga caldissimo. Il risultato è una bevanda brodosa, molto grassa e salata, che lascia una patina di unto sulle pareti interne della bocca. I Tibetani lo offrono a qualsiasi ora e per qualsiasi occasione, riempiendo le tazze fino all’orlo, e non appena se ne beve qualche sorso si affrettano a versarne di nuovo. Aggiungono del nuovo tè bollente per mantenere la temperatura, poiché se si raffredda troppo il burro si rapprende formando dei grumi rancidi in superficie. La tradizione vuole che gli ospiti non bevano mai tutto il tè della tazza ma ne lascino un po’ per far capire al padrone di casa che ne vogliono ancora. Quando ne hanno abbastanza possono buttare il tè rimasto in una coppa apposita sul pavimento, ma questo deve avvenire non prima della terza o quarta tazza, altrimenti si è considerati scortesi. Il Bo Cha (questo è il nome della bevanda in lingua tibetana) si beve non solo in Tibet, ma in tutte le regioni trans-himalayane a cultura buddista come il Nepal, il Bhutan e in India del Nord.
Solo qualche anno fa è stata introdotta la coltivazione dei legumi, nei territori del nord, dove la produzione resta tuttavia molto limitata.
Molto importanti sono i latticini come formaggio, burro e yogurt ottenuti dal latte di yak, il bovino dal pelo lunghissimo, che pascola nelle valli tibetane.
La pasta, thenthuk, sotto forma di noodles o “tagliatelle”, si trova cucinata con verdure o carne, cosi’ come i momo (ravioli ripieni al vapore).
MOMO:
Calories 4417
Carbs 55
Fat 14
Protein 18
Sodium 1,7
Sugar 3
La carne si trova secca o bollita, spesso speziata e piccante, e se al turista viene offerto coda o lingua di Yak è considerato un grande onore!
La frutta si trova nei mercati ma è poco consumata cosi come i dolci.
Un discorso a parte merita il consumo di carne in quanto nell’area Tibetana convivono tre fedi religiose, con diverse pescrizioni alimentari: induismo; buddismo, islam. La carne è solitamente esclusa dai pasti per motivi religiosi. Gli indù adorano mucche e tori come divinità e considerano sacri tutti i loro prodotti, perciò seguono un rigoroso regime vegetariano, che essi considerano segno di purezza.
I buddisti si astengono dalla carne, benchè non vi sia espresso divieto perchè professano il rispetto di ogni forma di vita ne giustificano l’uccisione solo per necessità. Alcuni buddisti non mangiano prodotti di origine animale, incluse uova e latte. Altri evitano le cosidette “cinque spezie”, aglio , cipolla, erba cipollina, scalogno e porri, perchè temono che il loro forte aroma possa eccitare i sensi e ostacolare la liberazione o il controllo dei desideri, mentre il divieto islamico di mangiare carni impure (maiali e derivati), animali morti naturalmente e animali acquatici che vivono anche fuori dall’acqua (granchi e anfibi), consente di cibarsi solo di carni pure, ottenute con la macellazione di rito mussulmano perciò i pochi macellai tibetani sono musulmani, tra le carni sono saltuariamente cucinati il montone, il pollo e lo yak, quest’ultimo solo per celebrare particolari eventi. Una specialità è la carne essiccata di agnello o di yak, tagliata e lasciata essiccare vicino ai villaggi.
di Claudio Pellizzeni
E bevitelo un the salato al latte di yak! tashi delek!
- diTestadiGola
- Ti potrebbe interessare Cibo nel mondo