Ecosostenibilità in una poesia? Perché no!

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La parola ecosostenibilità è divenuta ormai di uso e, a mio parere, abuso corrente, così come i fiumi di pagine scritte su quest’argomento. Mi chiedo però, se abbiate mai sentito parlare di ecosostenibilità in una poesia e se sia riuscita a stimolare la vostra curiosità. Questi versi nascono da un’interessante conferenza, Il filo spezzato, tenutasi a Portici qualche tempo fa, durante la quale hanno espresso il loro pensiero Carlo Petrini e i prof. Settis e Meldolesi. Pensiero che ho reso mio e del quale mi ritengo umile testimone, con il dovere di diffonderlo.

E’ proprio da qui da questo mio cibo
che comincerò la rivoluzione.
Un cuore in guerra che cerca memoria
che cerca sapienza attraverso la storia
che vorrebbe conoscere democrazia.
Una piccola voce che prende coscienza
che fuori dal coro è la sua debolezza.
Si confonde il valore con un misero prezzo
e si prezza il sudore con poco denaro.
Ora i giganti dell’economia
giocano sporco con il capitale
con quello Umano con l’ecofilìa
BISOGNA PRODURRE PRODURRE DI PIU’
ma i conti non tornano nelle mie tasche.
Allora diamoli i numeri, diamoli adesso!
Siamo sette miliardi di esseri umani
con la folle la finta l’assurda pretesa
di sfamare altri cinque miliardi di uomini
decretando la morte ogni giorno che corre
di ventiseimila futuri per fame.
Da primi attori di questo creato
prosciughiamo ogni suolo ogni cielo ogni mare
devastando i diritti dei figli dei figli
di chi dopo di noi nascerà già morendo.

Tratto da “Monologhi di vetro”

di Liliana Arena

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