La Canapa: dalle canapine alla nutraceutica.

Nei giorni 27, 28 e 29 maggio si è svolta a Frattamaggiore, in provincia di Napoli, “Canapa è”, la prima fiera locale sull’utilizzo della canapa, organizzata dall’associazione Fracta Sativa-Unicanapa in collaborazione con l’Istituto di Studi Atellani.

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La manifestazione, voluta dal presidente di Fracta Sativa-Unicanapa, avvocato Nicomede Di Michele, è stata organizzata per promuovere e far conoscere l’uso che della canapa si è fatto nei secoli nel mezzogiorno d’Italia ed in particolare in questa parte della provincia a nord di Napoli, nonché le nuove prospettive nell’utilizzo di questo antico materiale.
Frattamaggiore vanta una tradizione antichissima nella coltivazione e lavorazione della canapa, risalente addirittura al medioevo.
In questa cittadina si lavoravano infatti le funi destinate alle navi, che venivano poi utilizzate su gran parte delle flotte che popolavano, ai tempi, i nostri mari: secondo una antica leggenda, le funi delle navi di Cristoforo Colombo nella sua traversata verso le “Americhe” sono state realizzate qui.
La lavorazione, affidata alle cosiddette “canapine”, donne che curavano quasi tutto il processo, dalla raccolta alla trasformazione, e la commercializzazione della canapa sono andate avanti per secoli, conoscendo momenti di grande splendore tra l’ottocento e il novecento, quando la canapa era addirittura quotata in borsa e tutta la zona compresa tra Frattamaggiore, Casoria, Cardito e Grumo Nevano era dedita a questa attività, fino agli inizi degli anni ’80.

L’introduzione di altri tipi di fibre e il divieto, negli anni ’90 (Legge Antidroga Jervolino-Vassalli) di coltivare la canapa hanno decretato la fine di questa grande risorsa del Mezzogiorno d’Italia.
In realtà, ad essere proibito non fu l’uso della canapa sativa (o da fibra) ma quello della “Cannabis Indica”, contenente cioè alte percentuali di tetraidrocannabinolo (THC). Secondo la normativa attualmente in vigore infatti, sarebbe consentita la coltivazione di canapa contenente livelli di THC non superiori al 2%. Questa restrizione però, portò in un primo momento ad una paralisi del settore dovuta spesso alla difficoltà dell’individuazione dei livelli di tale sostanza nelle piante. Solo in seguito, grazie a normative europee, la coltivazione di canapa Sativa è stata reintrodotta e diffusa.
E proprio per rilanciare l’uso della canapa sativa e per promuovere l’economia di un territorio che negli ultimi anni è stato più volte maltrattato, è nata un anno fa l’associazione Fracta Sativa-Unicanapa che si propone di dare sostegno a chi voglia riprendere a lavorare nel settore, mirando quindi ad una ripresa della economia locale, attraverso la riscoperta di questo materia e alla gestione di tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione alla lavorazione.

La fiera appena svoltasi, si è proposta proprio di far conoscere gli usi attuali e potenziali della canapa sativa, al fine di un rilancio definitivo alla luce anche della nuova normativa in materia che a breve dovrebbe facilitarne la coltivazione e la commercializzazione.

In mostra le attrezzature servite in passato per la lavorazione della canapa, i moderni usi industriali di questo materiale nelle biotecnologie e nell’edilizia, nonché l’utilizzo a scopo terapeutico ed alimentare dei semi di canapa.

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Interessanti i convegni e le presentazioni che si sono svolte sull’argomento e che hanno visto la partecipazione di esperti dei vari settori. Presentata anche una riedizione, su carta di canapa (ancora un utilizzo particolare di questa pianta) del libro “Canapicoltura: passato, presente e futuro” di Sosio Capasso, fondatore dell’Istituto di Studi Atellani, moderata dall’attuale presidente dell’Istituto, dott. Francesco Montanaro.

In particolare, domenica 28, il convegno “La Cannabis per un’alimentazione sana e consapevole”, a cui hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti di Lega Ambiente Campania, di Slow Food, condotta Agroaversano, nonché esponenti della autorità locali e nazionali come l’Onorevole Giovanna Palma, è stato illuminante sulle proprietà di questa sostanza nel settore alimentare.
Il Professore Alberto Ritieni, della Facoltà di Farmacia dell’università di Napoli, e la Dottoressa Cinzia Mancini, nutrizionista, hanno infatti spiegato l’importanza che un elemento come la canapa può svolgere nella nostra alimentazione. In particolare hanno illustrato le proprietà dell’olio di canapa, oggetto di studi e sperimentazioni universitarie, secondo i principi della nutraceutica, cioè la cura della nostra salute anche attraverso le sostanze che immettiamo all’interno del nostro corpo attraverso l’alimentazione.

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Abbiamo appreso, quindi, che l’olio di canapa è una fonte ricchissima di elementi importanti per la salute dell’uomo, quali ad esempio gli acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6, fondamentali per tenere sotto controllo i livelli di colesterolo e trigliceridi. E’ ricco di vitamina E e di minerali, utile per curare le infiammazioni e per l’equilibrio del sistema nervoso e respiratorio. La Canapa è l’unico alimento di origine vegetale capace di garantire l’assunzione di tutti gli aminoacidi necessari al nostro organismo oltre ad essere un potente antiossidante, più efficace di tanti altri alimenti tanto diffusi ultimamente, come i semi di lino o le famose bacche di goji e quindi una assunzione regolare di piccole quantità (un cucchiaio al giorno circa) di questo prodotto può apportare numerosi benefici.
La canapa sativa in “cucina” può essere utilizzata sotto forma di semi, olio e farina.
Ovviamente i semi utilizzati a scopo alimentare devono provenire da agricoltura certificata, sempre per il controllo dei livelli di THC.

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Da semi certificati si estrae, per spremitura a freddo, l’olio che deve essere utilizzato prevalentemente a crudo, per conservare le sue proprietà, e può essere anche aggiunto al normale olio extravergine di oliva.

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Si tratta di un olio dal particolare sapore che ricorda la noce e che necessita di attenzione nella conservazione, poiché facilmente deperibile.
Avendo un elevato apporto calorico è particolarmente indicato nell’alimentazione di vegetariani, vegani, celiaci e sportivi in genere, che con questo olio possono soddisfare buona parte del loro fabbisogno quotidiano, soprattutto di acidi grassi essenziali.
Dalla premitura dei semi si ottiene un residuo solido che può essere poi utilizzato per produrre la farina.

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Altro aspetto interessante è l’assenza del glutine nella farina di canapa, ricca invece di di fibre. Viene utilizzata, in una percentuale che può variare dal 15 al 30% del totale, per la preparazione di diversi alimenti, dal pane alla pasta, ai dolci e se miscelata con altre farine prive di glutine può essere utilizzata in sicurezza dalle persone affette da celiachia.
A tal proposito è intervenuto anche il dott. Vincenzo Odierno, espero di celiachia, che ha parlato proprio della possibilità di utilizzare la canapa sativa per i celiaci.
Numerosi stand hanno proposto alimenti a base di canapa, ad opera di artigiani provenienti da varie zone, prevalentemente del sud: pani, pasta, dolci, olio, diverse birre, alcune delle quali prodotte con l’utilizzo esclusivo della canapa al posto del luppolo.

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Non poteva mancare la pizza alla canapa, realizzata dal maestro Umberto Fornito dell’Antica Pizzeria Frattese, con un impasto contenente il 15% di farina di canapa.

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La maestra gelatiera Pina Molitierno, di “Vanilla Ice Lab”, ha realizzato per l’evento un gelato ai semi di canapa.

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L’auspicio è che questo sia stato solo il primo di un lunga serie di eventi sull’argomento, che possano aiutare a rilanciare una economia difficile e sofferente come quella meridionale, che però proprio nel settore agroalimentare vede una delle sue maggiori risorse.

di Anna Orlando

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