Le donne, il vino e l’opinione

“Le donne bevono per darsi un tono; donne non bevete da sole”

Se non fosse stata la Boralevi a rilasciare in diretta quest’affermazione, probabilmente la frase sarebbe passata inosservata.

Ma, ahinoi, l’affermazione proviene da una donna che di libri, di sentimenti, di delicatezza e di sensibilità ne ha scritto con grande successo e capacità.

Se si volesse solo pensare al binomio donne vino, così d’emblée, si potrebbe aprire un elenco infinito.

Donatella Cinelli Colombini, Marisa Cuomo, Elena Walch, Elena Fucci, Marina Cvetic e Miriam Masciarelli, Camilla Lunelli, Chiara Soldati, le Lungarotti, Manuela Piancastelli, Chiara Boschis, Annalisa Zorzettig, Barbara Galassi, Daniela Mastroberardino, Arianna Occhipinti, Maria Ida Avallone, Milena Pepe, ecc

Un elenco di donne che a detta della superficiale affermazione della Boralevi non renderebbe giustizia a eccellenti bottiglie e piccoli capolavori del vino che, in molti casi, confermano soltanto una sensibilità superiore anche nel calice delle donne.

L’amico Luciano Pignataro ne ha scritto proprio ieri qui centrando uno forse dei punti nodali. L’essere generalisti.

La banalità dell’opinione

Saltando di bevanda in bevanda, sosteneva lo scomparso Gianni Frasi (selezionatore di spezie e produttore di caffè strepitosi) che “il male del nostro tempo è l’opinione”.

Ho più volte sostenuto che l’opinione è un lusso che si dovrebbe concedere a chi conosce l’argomento del quale discorre.

Dareste un’opinione medica in un consesso di luminari? O un parere legale in una seduta a sezioni unite della Corte di Cassazione? Non credo.

Eppure con l’avvento dei social e di una televisione spesso di bassissima qualità dove i nutrizionisti parlano di prodotti e produttori di nutrizione, giusto per citare un banale esempio, accade che si debba chiedere ad una bravissima scrittrice cosa pensa delle donne che bevono vino e la stessa, non capendone assolutamente nulla, anziché svicolare la domanda in maniera intelligente cada nella trappola di godere “del proprio sentirsi parlare”.

Il “peccato originale” di un’affermazione così banale e profondamente da “ochetta degli anni 50” sta esattamente nel “personale delirio di onnipotenza” condito da sprazzi di cripto-narcisismo.

 

Si finisce così con il dire sciocchezze, banalità, che relegano la figura delle donne a dei subumani in grado di capire di alcune cose e non di altre dove scimmiotterebbero soltanto.

Ci sono colleghe sommelier che quando le sento commentare un vino mi incanto e provo una sana invidia per le grandi capacità che esprimono in poche parole dipingendo quanto custodito in un calice come un pittore con pochi tratti su una tela.

E cosa ne scrive il giornalismo di tutto ciò?

Come se non bastasse, il giornalismo ha archiviato la vicenda in una bolla di antifemminismo. Sbagliato. Anzi sbagliatissimo.

La centralità è altra. La Boralevi non è contro le donne. Non capisce nulla di vino e basta!

È che certe domande andrebbero poste a chi è in grado di dare risposte e non a chiunque. Perchè per un tema del genere viene scelta una totale incompetente?

La vera perdita dell’ultimo trentennio è il riconoscimento della professionalità di riferimento.

La stessa Boralevi era quella che voleva che i medici non vaccinati avessero una targhetta sul camice che segnalasse questa loro scelta.

Esattamente come si era fatto in Germania con la stella di Davide gialla cucita sugli abiti degli ebrei per riconoscerli subito per strada o nell’esercizio delle professioni.

Era antisemita o nazi-fascista? No, soltanto assolutamente incompetente in tema di diritto.

Dopo la banalità del male è il tempo della banalità dell’opinione.

La banalità dell’opinione è figlia dell’ignoranza, intesa come assoluta mancanza di conoscenza della materia nella quale la si dà.

E questo che dovremmo cominciare, a tutti i livelli, a contrastare e ridurre e, invece, si parla di aborto con solo uomini e altre amenità che mostrano quanto sia bassa la capacità di selezione anche da parte di chi costruisce informazione.

Donne, appena sole, mettetevi comode, stappatevi una bottiglia e godetevi un bel calice di vino.

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