Lo Stappo: Domaine de Majas Chenin

 

Lo Stappo: Domaine de Majas Chenin

A cena un amico autoproduttore casalingo di pesto filo-ligure, una serata tra amici senza troppe pretese e senza intenzione di tirar troppo tardi.

Stanco degli scialbi vinetti senza nerbo che negli ultimi tempi hanno molestato i miei sensi, molti purtroppo fregiati del titolo di “naturali” – i cosiddetti “naturalini” – penso che è la sera giusta per tirar fuori dalla “cantinetta dinamica” (molto!) di casa Gastrodelirio qualcosa di serio e buono.

C’è uno Chenin che brama il suo turno, beh… dovrebbe stare benino con il pesto!

Partiamo da un assunto: adoro tutti i vini figli di questo vitigno, e per quel che so, di Chenin in Italia non c’è , o se c’è ce ne è pochissimo.

Non ho la puzza al naso per i cosiddetti vitigni internazionali, ma, dannazione: almeno lo Chenin lasciatemelo in Francia, per essere più precisi nella Valle della Loira dove è di casa, e dove dimora anche un certo Nicolas Joly.

Se non sapete chi è informatevi!

Parliamo di un pioniere della biodinamica, ma anche di chi ha creato una leggenda con un vino da uve Chenin blanc al 100%, il Clos de la Coulée de Serrant, ormai pietra di paragone per ogni Chenin che si rispetti.

Quasi tutti i vini da Chenin fatti come si deve, cioè senza essere stuprati in cantina dalle più svariate enoporcate, oppure avvelenati già in vigna, di default sono acidi, non come il vetril ma talvolta ci si avvicinano, il che consente invecchiamenti “seri” e risultati sensoriali degni di nota.

Questo, per spiegare al “popolo” che, lo Chenin blanc oltre a ben titillare il velopendulo di chi lo apprezza, ha nobili natali e, viste le sue peculiarità territoriali, la cosa migliore (cambiamenti climatici a parte) è di lasciarlo lì dove è di casa come un pisello nel suo baccello, cioè nella Valle della Loira, anche se pare che oltreoceano e in SudAfrica si è trovato niente male…

Il tempo di stappare il Domaine de Majas Chenin by Majas 2022 subito usalutare ceffone sensoriale fa svolazzare le farfalle allegre in pancia, nonostante sia ancora (troppo forse…) freddo di frigorifero.

Al calice sfoggia un bel giallo con qualche riflesso dorato, mentre al naso parte subito in quarta con una vera e propria sventagliata di fiori di campo, un buon agrumato, sentori di pietra marina e sottotraccia un fondo di erba, per non dire delle ben leggibili note di mela acerba e zenzero.

Al palato da subito avvolge senza invadere. Vibra dolcemente.

Profondo, ricco e dal bel frutto maturo, anzi: surmaturo, viste anche le chiare sensazioni di susine e qualche cenno di frutta tropicale.

Il finale è lungo, multiforme e indiscutibilmente persistente, con la bella sapidità che, con l’evoluzione, lascia spazio anche a un tocco di qualcosa che (forse…) ricorda il mare, così, giusto per ringalluzzire i sensi…

Palpitante e di carattere, il Domaine de Majas Chenin by Majas 2022 dissemina golose saette di bello ai sensi come cupido scaglia frecce d’amore, ed è proprio e specialmente per questo che è un vino tassativamente da godere d’istinto, per il suo multiforme corredo sensoriale che si imprime indelebilmente nella memoria, senza inutili manfrine e superflui tecnicismi da spocchiosi eno-iniziati.

Tutto il resto, è scritto nell’etichetta!

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