Mieli. I famosi…sconosciuti

Serve proprio un ossimoro per provare a scrivere di un alimento, i mieli, di cui spesso si scrive senza dire nulla di significativo.
I mieli sono certo un alimento antico, più dell’uomo, sono comparsi sul pianeta molto prima di noi, ma che per i più rimangono ancora uno strano “sciroppo dolce” dalle origini vagamente conosciute.
Si ,certo, si sa che i mieli ci arrivano dalle api. Ma non si sa come questi insetti dalla complessissima vita sociale, arrivino a produrre, solo in Italia, circa sessanta tipologie di miele.
Si crede, inoltre, la legge così recita, che il miele sia un prodotto animale; anche se di animale non ha nulla.
Si crede che sia salutistico; anche se spesso vengono elencate doti che non ha e dimenticate totalmente quelle che più potrebbero aiutarci.
Certo fa molto bene, ma la cosa principale da tener presente e che il miele e un alimento eccezionale e buono che si presta a usi molteplici in cucina che superano di molto i suoi usi, minimi, medicinali.
Ma andiamo con ordine e iniziamo a parlare di mieli dicendo che sono alimenti vegetali e che si dividono in due grandi famiglie che li caratterizzano.
La prima è quella dei mieli che le api ricavano dai nettari dei fiori: Mieli da nettare.
La seconda è quella che che le api ricavano dalle linfe dei grandi alberi: Mieli di melata.
Tanto per far qualche esempio esplicativo tra i primi troviamo i mieli più diffusi: acacia, tiglio, tarassaco, arancio, marasca, asfodelo, timo, rosmarino e lo stranoto millefiori tanto per citarne alcuni.
Tra i secondi troviamo invece i meno noti mieli di foresta: le melate di abete , le melate di quercia e quelle di pianura che spesso prendono il nome di melata di metcalfa… sembra quasi un nome di derivazione matematica, ma credetemi non é cosí.

Partiamo dai mieli di nettare, certamente i più numerosi e i più conosciuti.
Le api li producono a partire dal nettare che gli esseri vegetali secernono internamente, dentro la base dei calici dei loro fiori che sono anche, sottolineo, i loro organi sessuali.
La prima domanda che sorge spontanea è: quale rapporto si instaura tra api e piante da fiore in piena fioritura? Già rispondendo a questa domanda emergono particolarità che rendono unico questo rapporto ape-pianta-fiore.
Gli esseri vegetali viventi, che producono fiori e che necessitano delle api mellifere e dei tanti insetti pronubi-impollinatori per i loro amplessi, sanno sempre con chi hanno a che fare quando un insetto visita i loro fiori e sanno anche che solo l’ape ha la delicatezza necessaria nell’entrare nei fiori e garantire loro una impollinazione efficace.
Perché? Perché l’ape ha una caratteristica unica: quando trova una buona fioritura nettarifera non la abbandona mai finché questa da buon nettare.
L’ape non cambia mai il tipo di fiore che la accontenta, in un determinato periodo dell’anno, nel regalarle nettare.
Inoltre l’ape è tra gli insetti impollinatori, come ho detto poco sopra, il più delicato nel trattare i fiori e questo gli esseri vegetali lo sanno, lo apprezzano, concentrando nel nettare regalato alla api tutta la loro potenza in profumi, sapori e dolcezza.
Si, gli esseri vegetali cambiano la composizione del nettare quando sono le api a visitarli.
Strano dialogo aromatico no? Si deve dire perciò che l’ape sovrintende agli amori floreali che daranno vita a frutti dolci e profumati, cioè l’ape è accettata con amore in un atto di amore e ricambiata con nettare nel gioco degli amori vegetali primaverili ed estivi.
Da qui una prima considerazione. I mieli da nettare sono una diretta produzione concreta di sentimenti vegetali e di amore millenario tra le api e gli esseri vegetali.
Solo pensando a questo, quando avete di fronte un vasetto di miele di acacia, tiglio o un millefiori, sentirete che i vostri sentimenti nei confronti di quel miele saranno diversi da quelli che avevate prima di conoscere queste affettuose particolarità.
Il nettare poi è anche una specie di strano supporto naturale che registra il tempo meteo in una determinata zona.
Cambia la sua composizione aromatica perché la pianta misura costantemente vento, umidità, temperatura e decide quale nettare produrre.
Per questo risulta fondamentale avere le informazioni dei luoghi da cui un miele proviene, sapere esattamente da dove proviene, perché quel miele ci da l’esatta descrizione, l’esatto racconto, di cosa accadeva in quei luoghi quando è stato prodotto dalla collaborazione tra esseri vegetali e api.
Noi possiamo assaggiare, nutrirci di quel luogo. Della sua armonia , della sua energia sottile fatta di luce, vento, sole.
Nessuna foto, video o altro potrà dare a noi l’anima di un luogo come possono fare i mieli di nettare. Veri nutrimenti.

Arriviamo così alla seconda grande famiglia dei mieli: i mieli di melata.
Qui siamo in una storia di collaborazione tra insetti e piante veramente complessa e straordinaria.
La melata è sostanzialmente, semplificando, linfa dei grandi alberi concentrata che vien bottinata dalle api ed elaborata in mieli.
Domanda: chi estrae la linfa dai grandi alberi, chi la concentra e infine cosa è la linfa? Partiamo dalla fine.
La linfa potremmo definirla il sangue delle enormi querce, degli abeti, degli aceri, dei tigli ecc.
Questo strano “sangue vegetale”, centrale e fondamentale nella vita degli alberi, dolcissimo e ricchissimo in sali minerali, non potrebbe mai essere raggiunto dalle api.
Per questo da milioni di anni é nata una proficua e bellissima collaborazione tra afidi, metcalfa e api.
Notizie sulla metcalfa le potete leggere QUI.
Io aggiungo che grazie a questo insettino la linfa concentrata viene messa a disposizione delle api che la recuperano sulle foglie e nel sottobosco e ne ricavano i mieli più sontuosi e profondi che la natura ci possa regalare.
Perché? Perché i grandi alberi hanno con i luoghi, con il sottosuolo dei luoghi, un dialogo intensissimo che avviene attraverso le radici.
Nelle linfe e nelle melate arriva, viene scritto, in modo aromatico e a noi leggibile attraverso la bocca, il contratto giornaliero che i grandi alberi elaborano per vivere in un determinato luogo, a volte per decine o addirittura centinaia di anni.
Le api traducono questo dialogo silenzioso in mieli di melata che hanno in genere colori scuri, molto ambrati, quasi neri in certi casi.
Hanno profumi complessi, profondi che provengono dal sottosuolo dove le radici tra loro dialogano e decidono come e cosa fare.
In questi mieli di melata oltre a tutto ciò che ho detto prima rispetto al mieli di nettare vi é in più l’energia profonda dei suoli di una zona.
Ora é facile capire che questo modo di far nostro un luogo, di farlo entrare in noi, non ha paragoni in altre modalità di ricordo.
Perché con questi mieli di melata è come se anche noi mettessimo radici nella terra di quei luoghi che amiamo o che abbiamo visto e visitato.
Anche questo é un pensiero, un po’ diverso da quelli che si leggono in genere sui mieli, al quale ho voluto condurvi e che cambierà certamente il vostro punto di vista sui mieli di melata quando li troverete nei vostri viaggi alla scoperta di nuovi paesaggi edibili in Italia o all’estero.
Tutta la questione, poi, sull’uso dei mieli, siano questi di melata o di nettare, in cucina la vedremo in prossimi appuntamenti possibili sempre in questo spazio online del buono e del bello.

di Fausto Delegà
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