Quando la SaGra dura tutto l'anno

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C’era una volta un agente di commercio che, trovandosi a vagare portato da quello che credeva il suo lavoro, iniziò a scoprire che non c’è angolo dei dintorni di Napoli e di tutta la Campania che non nasconda tesori di bontà.
Tesori inestimabili destinati a deliziare il palato dei buongustai, fatti di materie prime eccelse – dal latte alle carni ai prodotti dell’orto – acconciati e trasformati con perizia in formaggi, salumi, vini, confetture e tutto un vastissimo mondo di piacere.
Tesori prodotti e custoditi da preziosi tesorieri quali contadini, allevatori e artigiani che nel silenzio della loro umiltà professano il proprio mestiere nel solco di culture centenarie e nobilissime.
Poteva mai, questo agente di commercio, rimanere indifferente alle scoperte in cui andava imbattendosi ogni giorno, indifferente al richiamo di recinti con animali, caseifici, masserie, orti e campi – richiamo ben più lusinghiero dei clienti da visitare per il suo lavoro – , indifferente alla tentazione di portare in città tutta la ricchezza scoperta girovagando, per diffonderla e condividerla con le altre persone? Voi che avreste fatto? Lui, l’agente di commercio, che si chiama Salvatore Lista, non ebbe più alcun dubbio nel seguire la passione per i buoni prodotti e dare una svolta importante alla sua vita e persino al costume e alla cultura dei consumatori, in anni nei quali non si era ancora ipertrofizzata l’attenzione verso il “fùd”.
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Passione, dunque, e davvero la passione fu galeotta, perché proprio condividendo con l’altra sua passione, la moglie Grazia, l’idea di far nascere al Vomero una bottega delle delizie, entrambi si diedero il più semplice e azzeccato nomen omen, coniugando le lettere iniziali dei propri nomi in un quasi-acronimo destinato a farsi marchio di riconoscimento: SaGra.
La sagra, ovvero la celebrazione di eventi, ricorrenze, esseri viventi o prodotti, trattati a mo’ di oggetti di culto, venerati per il loro intrinseco potere benefico, per il loro indissolubile legame con la natura con la n maiuscola, per il loro esserci sempre stati e per il loro continuare a esserci in saecula saeculorum.
E davvero la bottega di Salvatore e Grazia, quando ti ci addentri, per un attimo ti fa trasalire, come se trasfigurasse in un reliquiario, dove sprazzi e ombre si inseguono sulle protuberanze dei prosciutti, dove la luce studiatamente bassa per non alterare i prodotti si arrossa all’improvviso per una ceppa di piennoli che riverberano il sole dai vetri, dove le forme di cacio rilucono e accennano a una saporita sudorazione.
E neanche una delle leccornie che vi si possono trovare ha scampato la lenta, paziente e meticolosa trafila a cui Salvatore sottopone i prodotti, i produttori e soprattutto sé stesso, nei lunedì di chiusura, una chiusura appositamente stabilita per scorrazzare tra monti e pianure, valli e tornanti, vuoi per scovare nuovi e sconosciuti inventori di bontà, vuoi soprattutto per tessere un dialogo costante con quegli artigiani, quegli allevatori, quei contadini, quei norcini e quei casari con i quali e grazie ai quali SaGra si ritagliò fin dall’inizio un’inamovibile posizione nel cuore dei napoletani che sanno dare valore a ciò che mettono nel proprio corpo quando mangiano.
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E chi l’aveva mai visto il caso peruto? E il conciato romano? Chi mai avrebbe capito il significato degli aggettivi nero casertano se non scambiandoli per qualche strana meticciatura?
Oggi sono tutti bravi col cibo, oggi tutti sanno che cos’è un presidio, una DOP, oggi tutti masticano in senso non solo metaforico l’eccellenza. La spasmodica ossessione per il cibo e la cucina ha esasperato il divario tra il buono e il meno buono, un meno buono che da valore graduale è stato ricacciato nell’inferno del cattivo, se messo a confronto con i nomi e le diciture che vengono vissute dai consumatori esattamente come firme su capi di prestigio.
Ma il punto, per Salvatore, non è tanto individuare il prodotto presidio Slow Food perché tira, o che il Pata Negra è acquistato da qualcuno per fregiarsi del suo prestigio con i suoi ospiti o che qualcun altro, per fare un regalo più mozzafiato di un orologio prezioso, gli compra un Bitto storico.
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L’introvabile per l’introvabile, il costoso che si fa lussuoso, o per converso il finto recupero del popolare, dell’antico, del perduto che nessuna donna più a casa sua fa o è in grado di fare come mammà o forse come ‘a nonna mia, di per sé non hanno alcun senso, per Salvatore e Grazia.
La vera missione quotidiana di SaGra è avvicinare, nel vero senso del termine, chi produce e chi consuma, in un dialogo fitto, costituito da proposte di prodotti realizzati con umiltà, curati in ogni elemento e durante ogni fase nel modo migliore possibile, quindi anche rinunciando alle allettanti sirene che invitano a cavalcare il momento e ad aumentare i numeri per vendere l’eccellenza in quanto marchio.
E non è neanche vero che il prodotto buono si vende da solo, se non c’è chi è in grado come Salvatore di sfondare la rete che tiene lontani dalle tavole delle persone quei produttori e quegli artigiani che vogliono sapere che cosa c’è sotto ogni zolla della loro terra, che non danno neanche un filo di fieno alle proprie vacche che non sia stato vagliato con cura, che non abbiano ispezionato alberelli e pergole su cui far nascere l’uva giusta per il loro vino.
Questa è la garanzia di Salvatore, ed è come se dopo dodici anni dicesse ancora agli artigiani e ai produttori guagliu’, io ho abbracciato una causa e deciso di farmi portavoce e porta bontà vostro per la vostra unicità, per ciò che rappresentate, per ciò che custodite e preservate, per come lo fate sopravvivere senza ucciderlo in nome di altre divinità; questa è una sfida per tutti, ma soprattutto per voi, la sfida a non farsi fagocitare dal mercato, soprattutto da quello delle eccellenze.
SaGra ha giustamente ottenuto riconoscimenti e segnalazioni significative, Salvatore è assaggiatore Onaf, la bottega è stata dichiarata al Cheese di Bra Locale del buon formaggio già da tre anni, e se tutti i tesori di Salvatore e Grazia sono di assoluto pregio, alcuni di essi poi li trovate in esclusiva solo da loro.
Dal già citato conciato romano al caciocavallo podolico, dal Carmasciano di latte di pecora laticauda al provolone del Monaco, senza dimenticare le migliori paste filate della Campania, e con altrettanto numerose perle casearie da tutto lo stivale e d’oltreconfine, per non parlare dei salumi, degli ortaggi, della pasta, del vino e dei dolci, non è nemmeno possibile fare un elenco esaustivo di tutto ciò che SaGra custodisce e che di settimana in settimana permette di scoprire, perché la ricerca è inarrestabile e per fortuna di artigiani capaci, umili e a misura d’uomo, ce ne sono ancora tanti.

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Ma del resto, perché leggerle qui a mo’ di lista, quando invece Lista, cioè Salvatore in persona, potrà raccontarvele con Grazia – di nome e di fatto – molto meglio di me presso il loro negozio Sagra Prodotti Tipici a Napoli?

di Sergio Cima

Sagra Prodotti Tipici
Via G. Ruoppolo 29
80128 Napoli
Tel. 349 6121468

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