Sorsi di Lune. Le donne..un altro passo.

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Che le donne abbiano una marcia in più è fatto ormai acclarato. E non è atto di mera galanteria nei confronti del gentil sesso ma piuttosto una fredda e lucida constatazione di una realtà inequivocabile.
Dal pensiero divergente, attente al dettaglio, sensibili all’invisibile, con uno sguardo ben proiettato nel futuro e i piedi ben saldi nel presente, le donne fanno sempre la differenza. Ed è questo forse uno dei motivi, e non me ne vogliano i colleghi maschi, per i quali lavoro con maggior piacere con le donne ed è una delle tante ma non secondarie motivazioni che mi hanno spinto a partecipare all’evento organizzato dall’Associazione Nazionale Le Donne del Vino della Campania.

Sono già trascorsi 25 anni da quando un manipolo di donne lungimiranti si organizzarono in questa Associazione e ogni anno non è mai trascorso in sordina o senza che l’Associazione portasse a casa risultati, sia in termini di visibilità che di fattività.

L’occasione più vicina quest’anno è stata quella del 25 giugno ed in particolare il Convegno tenutosi nella panoramica Villa Lucrezio di Napoli.

Ci sono andato, oltre che per i contenuti e la qualità elevata dei relatori, anche per una testimonianza di solidarietà nei confronti di chi fa, e fa bene, e di una “categoria”, quella delle donne, che il berlusconismo ignorante ha risospinto in un ruolo che non gli appartiene con il rinnovato mito del machismo idiota.
Non ho potuto partecipare all’intero evento che già il giorno prima aveva visto un avvincente Wine Cocktail Show, dove giovani bartender e barlady si erano esibiti in cocktail creativi a base di vino.

Il successivo 25, poi, è stata la volta del Convegno “I mestieri della terra con le donne del vino”.
Tra i relatori, tutti moderati da una frizzante Giulia Cannada Bartoli, la Presidente Nazionale Elena Martusciello, la delegata regionale dell’Associazione Maria Ida Avallone, la Prof.ssa Virginia Cangemi – Presidente della sezione partenopea dell’Istituto di Biorachitetura, la Nutrizionista d.ssa Lucilla Titta della Fondazione Umberto Veronesi per la quale è intervenuto anche il Prof. Paolo Veronesi, il prof. Ugo Vuoso Dell’Università Suor Orsola Benincasa – antropologo, Ludovico Roccatello – responsabile della Rete Giovanile di Slow Food, il giornalista enogastronomico Luciano Pignataro e l?assessore all’Agricoltura della Campania Daniela Nugnes per un saluto istituzionale.

I saluti introduttivi di Elena Martusciello già hanno lasciato ben presagire la qualità degli interventi che di lì a poco si sarebbero susseguiti. In un breve riepilogo dei venticinque anni associativi la Presidente ha lanciato un nuovo messaggio di unità raccontando di una sua recente visita in Val d’Aosta. Un’unità che è deve rappresentare un vero valore sul quale costruire un futuro per le generazioni.
A farle da eco Maria Ida Avallone che in un’analisi ben più lucida e da vero imprenditore ha riferito di come le donne del vino della Campania si stessero attivando per il nuovo mercato che in Cina si era aperto e di come questo mercato dovesse essere guardato come una grande opportunità e non con timore.
La parola poi è passata a Ludovico Roccatello che nel riferire dati della Coldiretti ha emarginato come vi fosse un lento ma graduale interesse dei giovani verso i mestieri della terra e l’agricoltura in generale, pur contestualizzandolo in una situazione di fatto dove, a fronte di una tale tendenza del 7% dei giovani ve ne fosse un 38% che tendeva a immaginare il proprio futuro all’estero.
La fuga giovanile da una situazione di stallo del mercato del lavoro e la tendenza per chi decide di restare e affrontare l’avventura agricola è stata di rimando analizzata dall’Antropologo Vuoso il quale ha stigmatizzato come tali dati fossero frutto di una cultura che, via via dagli anni settanta avesse portato tutti dalla ricerca del posto fisso a dover sviluppare idee imprenditoriali in settori sempre meno occupati.
La ricerca di una stabilità lavorativa in sintesi sarebbe frutto, a detta del professore (posizione sulla quale personalmente sento di concordare), della crisi stessa che spinge gli esseri umani ad un adattamento continuo ai cambiamenti.
Sebbene possa essere sembrato, in tale contestualizzazione, un cambio di rotta sulle tematiche l’intervento della Prof.ssa Arch. Virginia Cangemi non si discostava assolutamente dal vero tema. La terra. Infatti, la relatrice ha narrato di interventi di restauro e rispristino di 10 vecchie strutture rurali e di come la bioarchitettura in questo abbia dato un suo valido contributo alla salvaguardia dei paesaggi.

Tra le attività delle Donne del Vino ogni anno vi è sempre stata una raccolta fondi per attività di carattere meritorio. Quest’anno la raccolta veniva effettuata per il sostegno delle ricerche della Fondazione Umberto Veronesi di Milano impegnata da dieci anni nella ricerca di nuovi preparati e cure, meno invasive e costose, per la cura delle malattie oncologiche.
A rappresentare la Fondazione il suo Presidente Prof. Paolo Veronesi, che ne ha brevemente tracciato al storia e la finalità, e la d.ssa Lucilla Titta, nutrizionista, che con il suo intervento ha edotto l’intera assemblea di un recente studio condotto su cibi ricchi di antocianine (le stesse delle quali è ricco il vino rosso) dai quali sarebbe chiaramente emerso come queste ultime sarebbero di grande ausilio nell’aumento delle aspettative di vita in casi molto gravi o nella riduzione dei grassi nelle malattie dell’obesità, responsabili, tra le varie patologie ad innesco, anche dei tumori.
Un intervento coadiuvato da 22 slide da ascoltare tutto d’un fiato.
A chiudere i lavori, prima dell’Assessore Daniela Nugnes, giunta ormai a convegno ultimato, un appassionato Luciano Pignataro, che nel ribadire come la via dell’agricoltura fosse una strada ma di come la burocrazia ne inibisse le sue grandi prerogative di potersi esprimere come comparto occupazionale e remunerativo, non ha perso l’occasione (ed ha fatto bene) per rimarcare come oggi fosse molto più facile sparare e fare giornalismo da audience su un comparto che funziona piuttosto che crearsi inimicizie politiche. I recenti episodi di Servizio Pubblico hanno evidenziato ancora una volta tale increscioso e vergognoso aspetto, dove pur di raggiungere uno scopo, si cerca con parallelismi assurdi di ricondurre un elemento negativo ad un altro.

Un bel convegno con tanti contenuti e tante donne del vino. Manuela Piancastelli, Antonella Rossi, Rosanna Marziale, Emanuela Russo, Michela Guadagno, Anita Mercogliano e tante altre. Tutto con un’unica centralità: la valorizzazione della terra.

Che dire. E’ bello dopo vent’anni sentire tante persone che si stimano e con voce in capitolo parrlare di qualcosa che solo quindici anni fa sembrava utopia. Ti ripaga di tutto quello che per due decenni hai fatto e detto. Di tutti i campi che hai attraversato e degli agricoltori e produttori che hai ascoltato e nel tuo piccolo supportato e sostenuto. Quel grido che sembrava essere a squarciagola nel deserto oggi è realtà.

E poi, se a lanciarlo sono loro, le donne c’è da credere che arriverà dritto alle orecchie di chi è destinato ed è rimasto sordo per tanto tempo.

Sono andato via subito dopo il convegno lasciando tutti a godere del bel terrazzo della villa, dei numerosi piatti preparati e degli ottimi vini serviti dai cugini dell’AIS e dalle Colleghe della FISAR.

Complimenti alle donne del vino.

di Giustino Catalano
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