Vladimir Mukhin, lo Zar dei sapori russi recuperati
- Giustino Catalano
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Lo Chef Vladimir Mukhin potrebbe essere considerato come uno dei principali protagonisti della nuova avanguardia culinaria russa.
A lui va ascritto non soltanto il merito di aver portato all’attenzione internazionale il White Rabbit, locale del quale è alla guida in cucina, ma anche di essere riuscito a raggiungere il 23° posto nella World’s 50 Best ed inoltre unico ristrorante russo in graduatoria per i primi 100 posti.
Dopo aver vinto la The Silver Triangle Competition nel 2010, si ripropone nel 2013, rappresentando l’intera nazione russa nella San Pellegrino Cooking Cup a Venezia.
Lo Chef ama proporre un nuovo menu ogni stagione, utilizzando prodotti ovviamente di stagione e valorizzando prodotti russi meno noti, come le ostriche del Mar Nero oppure il Tartufo di Crimea.
Il White Rabbit è uno dei molti locli creati da un imprenditore molto noto in Russia che si chiama Boris. Il locale è in pieno tema di “Alice nel paese delle meraviglie” come lo stesso Bianconiglio suggerisce. Il locale ha una visuale a 360° sulla città di Mosca.
La Russia nel corso del tempo ha perso molto della propria identità culinaria
Il White Rabbit attraverso lo chef Mukhin e i suoi viaggi all’interno della Russia ha recuperato molto di questa idendità. Secondo la sua visione, il futuro della cucina deve essere ancorato ai sapori del passato guardando verso il futuro.
La okroshka è un piatto freddo tradizionale fatto con kvas e verdure, nonchè carne o pesce tagliati sottilissimi, che per LSDM prepara con il liquido di governo della mozzarella con aggiunta di pomodoro, un formaggio tipico russo, foglie di ravanello, capasanta marinata in succo di melograno, polvere di melograno e il suo succo, pezzi di mozzarella.
Il sapore del piatto ricorda molto le acidità tipiche delle zuppe russe e il sapore di fresco del cetriolo e del terroso del ravanello, che è altra matrice ricorrente nei piatti tradizionali.
Il secondo piatto è composto da cetrioli, caviale di trota, burrata e pane di segale. Una tartina scomposta di quelle preparate per il pasto serale con burro, caviale e cetriolo su pane di segale.
Come terzo piatto prepara un “risotto” di farro con cipollotto, ombrina cotta per 2 -3 minuti nel forno con malto fermentato, anelli di cipolla maturati su piastra, spuma di mozzarella e aglio con cenere di cipolla.
In Russia si adoperano spesso stracciatella e burrata. Per l’ultimo piatto prende della stracciatella e vi aggiunge su del succo di fragole, aggiunge delle gocce di emulsione fatta con olio extravergine di oliva, miele e succo di limone, aggiunge erba cipollina e finocchio e propone questo piatto come dessert.
Un dolce che guarda al futuro e tiene ben saldo un piede nei docli di formaggio molle e frutta marinata.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.