Addio Frank. Oggi il cielo di Lucania è buio come il mio cuore.

Quando mi sono svegliato stamane alle 4.45 per il mio viaggio settimanale verso Formia sei stato il mio primo pensiero.
“Devo chiamare Frank che sono giorni che non lo sento” mi sono detto. Poi il viaggio e il messaggio di Teresa De Masi.
Non volevo crederci, non voglio crederci. Avrei ritagliato con immenso piacere quella mezz’ora per la nostra conversazione. Per le nostre risate e confronti. Per sapere come stavi, sentire che stavi vincendo come ti avevo sempre ripetuto. Per, poi, chiudere con la tua solita domanda “..e allora quando vieni a trovarmi?” e la mia solita risposta “presto..fammi uscire dai casini…” e giù a ridere entrambi, consapevoli del fatto che era circostanza ardua il riuscirci a vedere ma che c’era stima, rispetto, sincera amicizia disinteressata.
L’amicizia. Una parola che spesso viene confusa con qualcosa che impone assiduità dei rapporti, che richiede frequentazione, vicinanza.
Eppure noi dimostravamo che l’amicizia era quella silenziosa, quella dei messaggi in lunghe chat private, quella delle confidenze anche più personali, custodite nel profondo dell’animo degli uomini.
Gli uomini…altro argomento. Frank lo era. Combatteva con un male che lo consumava e che mai era passato in una sola sfumatura. Mai un lamento, mai uno scoramento. E ne aveva. Ma da uomo, da grande professionista, guardava avanti e pensava al futuro. Poi una banalissima influenza ce lo ha portato via. Così.
Se questa assurda morte non l’avesse preso sarebbe arrivata una seconda e anche una terza stella. Frank aveva stoffa e palle.

Frank è stato un grande amico, un vero uomo ed uno tra i più grandi professionisti che in questi 51 anni di vita ho avuto l’immenso onore di conoscere.
Mi mancheranno le nostre lunghe conversazioni, il piacere di leggere il suo nome sul cellulare che squilla o quello di mandargli un messaggio e trovare dopo pochi secondi il suo con in apertura “amico mio”.
Mi aveva telefonato e ringraziato per come lo avessi raccontato QUI in occasione della sua partecipazione al Congresso FIC di Metaponto. Gli avevo confidato di come odiassi la liquirizia e il suo dolce dall’omonimo nome mi avesse rapito.
Ora restano solo i ricordi e la paura che con il tempo svaniscano.

Con il pensiero alla cara Ilaria, moglie discreta e di gran forza, sua vera stella, penso che non ho mantenuto la mia promessa di andarlo a trovare e mi maledico.
Maledetto me mille volte.

Riposa in pace amico mio. Un giorno di nuovo insieme.

Giustino Catalano

(foto per gentile concessione di Luciano Furia)

Lascia un commento

Inizia a digitare per vedere i post che stai cercando.