Alla scoperta dei vitigni storici e delle terre vitivinicole del Torinese

Alfonso Mollo
Vigna Regina Torino (Photo Credit: www.guidatorino.com)

Alla scoperta dei vitigni storici e delle terre vitivinicole del Torinese

La provincia di Torino, crocevia di paesaggi naturali e custode di un’antica tradizione enologica, conserva un patrimonio vitivinicolo che sorprende per qualità e varietà.
Un territorio esteso e complesso, che si sviluppa dal Pinerolese alla Valsusa, dalla Collina torinese al Canavese, fino ad abbracciare il capoluogo piemontese. Qui la viticoltura, quarta in Piemonte e quinta in Italia per superfici coltivate in montagna, si esprime attraverso sette denominazioni d’origine e ben 25 tipologie di vino.

Zone (Photo Credit:www.cittametropolitana.torino.it)
Zone (Photo Credit:www.cittametropolitana.torino.it)

Gran parte della produzione nasce da vitigni autoctoni, spesso coltivati in zone definite “marginali”, ma che regalano vini di altissimo livello. I vigneti, in molti casi incastonati in scenari mozzafiato, raccontano il lavoro instancabile e ingegnoso di generazioni di viticoltori. Nelle valli alpine, dove le vigne si spingono a quote tra le più elevate d’Europa, nulla è lasciato al caso: esposizione, filari, forme di allevamento e sostegni diventano fondamentali. È anche qui che prende vita quella che, a buon diritto, viene definita viticoltura eroica.

Un ambiente difficile, ma ricco di fascino, che da secoli produce vini identitari, frutto di fatica, dedizione e passione. Degustarli significa intraprendere un viaggio sensoriale dentro le valli e le colline del Torinese, apprezzandone l’autenticità e preservandone la memoria storica. Un territorio che, fedele alle proprie radici, guarda con convinzione al futuro, stringendo Torino in un simbolico abbraccio tra montagne e vigne.

Strada Reale Vini Torinesi (Photo Credit: www.enostrada.com)
Strada Reale Vini Torinesi (Photo Credit: www.enostrada.com)

Da tempo l’Associazione Strada Reale dei Vini Torinesi lavora per far conoscere questi luoghi ancora poco noti, valorizzando le eccellenze locali. Come ad esempio gli eventi in collaborazione con Ais Piemonte, insieme al Consorzio dei Vini del Piemonte e con il patrocinio dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino. Il tutto dedicato ai vini della Strada Reale, con banchi d’assaggio, incontri con i produttori e masterclass guidate.

I territori nascosti

La prima tappa di questo viaggio è la Collina Torinese, culla della viticoltura medievale, quando furono i monaci a preservare la coltivazione della vite dopo le invasioni barbariche. Nei secoli, la zona attrasse la nobiltà sabauda e la borghesia torinese, che costruirono ville denominate “vigne”. Tra queste spicca la celebre Vigna della Regina di Cristina di Francia, tornata recentemente a produrre grazie all’azienda Balbiano. Qui domina la freisa, insieme a barbera e bonarda, senza dimenticare rarità come il cari e la malvasia, storicamente abbinate alla pasticceria torinese.

Collina Torinese - mappa
Collina Torinese – mappa

Dal lato opposto, il Pinerolese custodisce una ricchezza ampelografica straordinaria. Accanto a vitigni tipici come quelli già citati in precedenza, emergono autentiche gemme: il ramie, che deve il nome ai rami lasciati a terra dopo i disboscamenti, e il doux d’henry, vitigno amato da Enrico IV di Francia nel Seicento, capace un tempo di dare vini naturalmente dolci.

Pinorelese (Photo Credit: www.enostrada.com)
Pinerolese (Photo Credit: www.enostrada.com)

Il viaggio prosegue in Canavese, terra di castelli e tradizioni. Qui i vitigni autoctoni hanno trovato casa da secoli: nebbiolo, localmente chiamato picotener, barbera, freisa e l’uva rara. Il protagonista indiscusso resta però l’erbaluce di Caluso, che nel 2010 ha ottenuto la DOCG e che si esprime in tre versioni: secca, spumante metodo classico e passito. Da non dimenticare il Carema, un nebbiolo di rara eleganza, coltivato su terrazzamenti con i tipici muri a secco e i pilastri in pietra, simbolo della fatica e dell’ingegno viticolo.

Infine, la Valsusa, territorio di viticoltura d’alta quota dalle origini antichissime. Citata nei secoli tra le zone di pregio del Piemonte, vanta vitigni rari e suggestivi: l’avanà di Chiomonte, il becuet e il ritrovato baratuciat, varietà a bacca bianca riportata alla ribalta grazie all’impegno di produttori locali.

Un patrimonio da riscoprire

Questo mosaico di vigneti e denominazioni – le Doc Carema, Canavese, Freisa di Chieri, Collina Torinese, Pinerolese, Valsusa e la Docg Erbaluce di Caluso – rappresenta la spina dorsale della viticoltura torinese. Accanto ai vitigni più noti, resistono anche varietà cosiddette minori ma preziose: la malvasia di Schierano sulle colline torinesi, lo chatus del Pinerolese, il neretto e il ner d’Ala nel Canavese. Tutti contribuiscono a un panorama enologico unico, fortemente legato alla storia e all’identità del territorio.

Erbaluce Caluso (Photo Credit: www.piemonteland.it)
Erbaluce Caluso (Photo Credit: www.piemonteland.it)

Gli eventi, quindi, diventano un’occasione speciale per scoprire e degustare vini antichi e rari, assaporandone aromi e tradizioni. Un viaggio che non si esaurisce nel calice, ma si estende ai paesaggi incontaminati, ai castelli, alle residenze sabaude e ai prodotti tipici locali, offrendo un’immersione totale nel cuore autentico del Piemonte vitivinicolo.

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Torinese, 48 anni, laureato in Economia, dopo un'esperienza più che decennale nel mondo della Consulenza IT ho deciso di cambiare, e dedicarmi alla mia passione più grande: il vino. Diplomato AIS presso la delegazione di Torino, ho conseguito il Master Alma-AIS presso l'omonima Scuola enogastronomica, fondata da Gualtiero Marchesi. Appassionato di libri e comunicazione, scrivo di enogastronomia, attratto soprattutto dalle persone e dalle storie che vi sono dietro. Una curiosità? Ho un b&b a Torino che si chiama Turin In Wine. Come si suol dire, nomen omen.
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