La Moldova vista da Agnieszka Żak: un paese di Bacco tutto da scoprire

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Decidiamoci quanto prima anche noi a chiamarla Moldova come dal 1991 hanno scelto di fare loro stessi (Republica Moldova) questa terra dal precedente nome di Moldavia che definisce invece l’attigua regione occidentale della Romania.

Il Paese sta uscendo infatti faticosamente da un lungo periodo di grande miseria anche grazie al suo vino, che viene festeggiato ogni anno, la seconda domenica di ottobre, con un Festival del Vino a Chişinău, nella piazza dell’Indipendenza, dove i contadini espongono i loro prodotti e i maggiori vignaioli offrono i loro vini a tutti per concorrere al premio in denaro riservato al migliore.

In quest’occasione si può visitare l’Istituto Nazionale della Vite e del Vino, ma il Dipartimento delle attività turistiche raccomanda anche di visitare le cantine Cricova, Mileştii Mici, Cojuşna, Stăuceni, Ialoveni, Bălți, Peresecina, Hînceşti, Taraclia, Comrat, Borceag e Ciumai. Nelle cantine Cricova si può ammirare la collezione ebraica di vini kosher dal 1902, come anche la collezione dei vini del nazista Herman Goring, parte finita qui e parte in Crimea.

L’architettura di molte cantine di degustazione è un vero spettacolo, per esempio le cantine Cojuşna hanno due sale in stile gotico, mentre in alcune cantine di Chişinău domina lo stile romanico o quello della scuola di Novgorod-Pskov del XVI secolo. Vi traduco perciò un ultimo articolo di Agnieszka Żak della rivista polacca Świat Alkoholi sui vini e sulle cantine della Moldova, sperando che anche questo aiuti a conoscere meglio questa parte d’Europa che è tanto legata al suo vino da averne fatto una ragione di vita e di speranza.

Il traduttore: Rolando Marcodini

 

Un Paese di Bacco tutto da scoprire

Una leggenda dice che il vino è nato in paradiso. Quando Adamo ed Eva sono stati messi al bando per sempre e cacciati dall’Eden, l’unico loro indumento era una foglia di vite. Sembra che l’Altissimo abbia avuto pietà dei primi abitanti della Terra e che perciò abbia donato loro la vite. Grazie alla sua coltivazione essi avevano potuto impadronirsi del segreto dell’immortalità.

Verosimilmente questa leggenda dimostra che i Moldavi credono che il vino sia la bevanda della vita, infatti l’apprezzano così tanto che è diventato parte integrante della loro cultura e del loro costume. Già molto prima di cominciare a onorare a Bacco, il vino portava felicità alle nazioni preistoriche che abitavano queste terre. Per la popolazione locale era stato una fonte d’orgoglio, agiatezza e ricchezza nei secoli, ma anche una merce prestigiosa. La natura stessa è stata eccezionalmente generosa con la Moldova. Il clima predominante (estati lunghe, calde e relativamente secche con temperature medie a luglio di 20°C e inverni freddi e rigidi con temperature medie a gennaio di -4°C), come anche i terreni leggermente collinari fra numerose valli fluviali e forre dai fianchi scoscesi, sono le condizioni ideali per la coltivazione della vite.

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I Daci ”mangiavano” il vino

Le origini della cultura del vino in Moldova, l’antica regione della Bessarabia posta tra il Dnestr ed il Prut, risalgono a molti secoli fa. Le cronache storiche dicono che le viti qui crescevano naturalmente nei boschi già nei tempi preistorici. Non lontano dal paese di Naslavcea (nel nord della Moldova) gli archeologi hanno scoperto l’impronta di una foglia di vite selvatica (vitis teutonica) risalente a 15 milioni di anni fa.

Nell’antichità le terre dell’odierna Moldova erano abitate da tribù di Sciti, Daci e Bastarni (i Peucini citati da Plinio il Vecchio) Gli storici hanno ipotizzato che gli antichi Daci avessero scoperto come fare il vino molto tempo prima delle altre nazioni. Omero (IX-VIII secolo a.C.) nell’Iliade ricorda che gli stessi greci venivano qui alla ricerca di vino. In seguito il poeta romano Ovidio (I secolo a.C.), deportato in esilio nei pressi del Mar Nero, disse che l’abitudine dei locali era di condensare il vino con il congelamento. I Daci, dunque, non lo bevevano soltanto, ma lo mangiavano anche.

La coltivazione delle uve da vino è fiorita però su vasta scala soltanto con l’avvento dei colonizzatori greci, che avevano cominciato a introdurre anche i propri vitigni autoctoni e commerciavano il loro vino con i locali. Già nel I secolo a.C. i Greci avevano le proprie vigne sul Danubio, sul Dnestr, sul Prut ed esportavano grandi quantità di vino verso le città dell’antica Grecia. Quando nel 106 della nostra era lo stato dei Daci fu sconfitto dai Romani, la cultura del vino era già profondamente radicata nella vita degli abitanti locali. Traiano, l’allora imperatore di Roma, aveva trasformato i terreni conquistati in una provincia che continuava a coltivare la vite.

Nel XIX secolo, dopo l’annessione della Bessarabia alla Russia, il governo dello zar aveva cominciato a sfruttare i fertili terreni e le naturali condizioni climatiche del paese. Questo aveva innescato uno sviluppo dinamico della vitivinicoltura, che occupava allora più di 107.000 ettari.

La produzione era basata soprattutto sulla coltivazione dei vitigni locali come rara neagră, galbenă, zghihară, bătută neagră, fetească neagră, tămâioasă, țața caprei, păsărească, cabasia e altre. La Bessarabia diventava così uno dei maggiori esportatori di vino di questa parte del continente. I vini moldavi erano inviati a Mosca, San Pietroburgo, Kiev e altre città della Russia per il 60%. L’attacco del minaccioso parassita della vite, la fillossera, che all’inizio del XX secolo aveva attaccato quasi tutta l’Europa, non ha risparmiato i vigneti moldavi. Nel 1910 quasi 30.000 ettari erano stati completamente distrutti dalla fillossera e dal gelo.

Questo ha influito più tardi sulla qualità dei vini prodotti, che però sono riusciti a superare la crisi e negli anni ’60 del XX secolo l’industria del vino è diventata nuovamente una delle fonti principali di guadagno dello Stato. Negli anni ’80 i vigneti occupavano una superficie di 240.000 ettari.

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Le zone vinicole

“Fin dall’antichità i Moldavi si sono occupati della coltivazione dei propri vitigni come fetească, rara neagră, păsărească, plavay”, dice Natalia Rojic, presidente della ditta R&R. Attualmente in Moldova si coltiva circa un centinaio di vitigni, l’80% dei quali sono varietà europee, 14% caucasiche e 6% autoctone moldave.

Le più famose uve locali sono: fetească albă (uve bianche, dalle quali sono fatti sia vini frizzanti che fermi e che portano lo stesso nome fetească), fetească regală (varietà bianca conosciuta dagli specialisti come muscat fetească, appartiene infatti al gruppo dei moscati ed è usata per la produzione di cuvées frizzanti), fetească neagră (questo vitigno è la fonte di meravigliosi vini rossi). Un’altra varietà locale è la rara neagră, usata dal XVIII secolo come tipo fondamentale delle uve rosse in Moldova fino al momento dell’introduzione di vitigni come cabernet sauvignon e merlot. Questo vitigno è usato per gli assemblaggi di vini dal nome Negru de Purcari e Roşu de Purcari. Tra le varietà bianche locali vale la pena di citare anche luminiţa, făt frumos, muscat de budjak (un nuovo tipo d’uva di colore rosso ma appartenente al gruppo dei moscati) e mugurel (anche questa del gruppo dei moscati).

In riferimento alle diverse condizioni naturali la Moldova si divide in quattro regioni vitivinicole: quella centrale, quella settentrionale, quella meridionale e quella sudorientale

La Moldova centrale, detta anche Regione Codru, rispetto alle sue condizioni naturali è il posto migliore per la coltivazione della vite. Colline e boschi difendono i vigneti dal gelo invernale e dagli aridi venti estivi, che sono tipici del locale clima continentale. La regione centrale, infatti, è situata sullo stesso parallelo della Borgogna e la vicinanza al Mar Nero (circa 150 km) fa in modo che qui cresca circa il 50% delle viti di tutto il Paese. Qui prevale la coltivazione di uve bianche (circa il 70% della superficie vitata) come aligote, sylvaner, muscat, sauvignon blanc, fetească, pinot blanc, muscat ottonel, traminer, riesling e chardonnay.

È un’area molto sviluppata industrialmente. La differenziazione dei microambienti climatici diversi che caratterizzano questa regione permette la produzione di annate veramente rare. Qui si trovano le ditte specializzate sia nella prima fase della produzione di vino e sia nella seconda (imbottigliamento e maturazione) ed anche le maggiori cantine: Cricova, Mileştii Mici, Braneşti.

Ognuna di loro è in grado di accogliere perlomeno 100.000 ettolitri. La più famosa è Cricova, situata negli scavi fra le miniere di calcare. I suoi labirinti sotterranei si sviluppano per una lunghezza di circa cento km a una profondità tra i 30 ed i 150 metri. Ognuna delle sue gallerie ha un nome proprio che deriva dalle bottiglie che contiene. I visitatori possono passeggiare per esempio nella via del Cabernet. La successiva di questa regione è la famosa Romaneşti, antica proprietà degli zar della dinastia Romanov, che produce da più di cento anni un eccellente vino rosso da uve cabernet sauvignon e merlot.

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L’eccezionale generosità della natura in questi terreni e il microclima favorevole fanno in modo che le viti che vi crescono diano delle uve di qualità straordinaria.

Grazie a questo i vini che vi si producono possono concorrere con successo perfino con i famosi Châteux di Bordeaux.

Il vino rosso locale è stato più volte premiato in prestigiosi concorsi internazionali.

La Regione Purcari (sudorientale) è una stretta striscia di terraferma che si allunga sulla riva occidentale del Dnestr. Qui si trova la famosa cantina Purcari ed è diffusa la coltivazione di varietà rosse, soprattutto i vitigni merlot, cabernet sauvignon e rara neagră. Il vino di queste uve si caratterizza per un gusto armonioso e un ricco bouquet, nel quale si sentono gli aromi di zafferano, ribes nero e rovere nobile. La qualità delle annate ottenute viene paragonata a quella del vino francese del Languedoc-Roussillon.

Verso la fine del XIX secolo i vigneti di Purcari rifornivano la corte reale inglese

Questa tradizione dura anche al giorno d’oggi. La regina Elisabetta II ordinava regolarmente delle bottiglie, tra cui quelle dell’annata 1990. Perfino gli intenditori più raffinati hanno sentito parlare del Negru de Purcari, un vino rosso secco chiamato dai locali “regina dei vini… inglesi”. Questo vino matura per anni in botti di rovere e la sua precisa composizione è segreta, nonostante che i suoi principali componenti siano noti a tutti: uve del vitigno francese cabernet sauvignon, di quello georgiano saperavi e di quello moldavo rara neagră. Una certa leggenda dice che un’autorità moldava, Ștefan III, detto anche Ștefan cel Mare (in italiano: Stefano il Grande, ndt) dopo ogni battaglia contro i Turchi era abituato a bere una coppa riempita di una miscela di vini: Negru de Purcari, Purpuriu de Purcari e Roşu de Purcari. Questo gli dava una forza eccezionale.

La regione meridionale, principalmente grazie alle sue terre, sviluppa la produzione di vini rossi e da dessert. Anche qui sono coltivate diverse varietà francesi, che si sono adattate perfettamente alle condizioni climatiche di questi posti. Tra le più importanti troviamo: pinot gris, muscat blanc, traminer rosé, gamay freaux, cabernet e altre. Questa zona si accoppia bene con quella francese di Bordeaux e vi si fanno principalmente vini rossi di alta gamma nei vigneti locali. Le cantine più grandi ed importanti di questa regione sono: Comrat, Taraclia, Chumai i Trifeşti.

Nella regione settentrionale non ci sono significative vigne di carattere industriale. La maggioranza delle uve raccolte in quest’area della Moldova viene destinata alla produzione di brandy.

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Dopo lo scioglimento dell’URSS, ma anche oggi, la Moldova si trova al nono posto fra i produttori europei di vino per le quantità esportate.

Esporta in Russia, Ucraina, Bielorussia, Polonia, Kazakistan, Germania, Olanda, Cina, Corea del Sud, Stati Uniti e in altri Paesi di tutto il mondo. Soltanto il 15% di tutta la produzione viene consumata in Moldova. L’introito annuale proveniente dalla vendita di vino all’estero ammonta circa a 130-150 milioni di dollari per una produzione di vini di qualità intorno a 1,2-1,5 di ettolitri.

Dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica e l’ottenimento dell’indipendenza nel 1991 in Moldova è cominciato il processo di privatizzazione del settore vitivinicolo. La maggior parte degli investimenti è effettuata da imprenditori locali. Le autorità che se ne andavano hanno donato ai loro ex dipendenti una parte dei vigneti che erano prima di proprietà dei kolkhoz.

”Proprio per questo, appena le ditte statali sono state privatizzate si è cercato di ristrutturare l’industria del vino, sono state modernizzate le linee di produzione e si è investito in nuovi vitigni”, ricorda Jurij Kasjanow, proprietario della ditta Winnice Mołdowy (vigneti moldavi). ”Si è cominciato a dedicare molta attenzione anche all’estetica delle bottiglie, cosa che prima era secondaria, poiché si contava soltanto sulla qualità del vino e non anche sulla sua confezione. Dopo l’apertura al mercato mondiale il vino moldavo doveva misurarsi con la concorrenza. Il cambiamento d’immagine è diventato una manovra strategica che ha permesso di assicurare nuovi clienti ai prodotti della Moldova. È iniziato contemporaneamente l’allargamento dei precedenti assortimenti, per esempio attraverso l’arricchimento dell’offerta dei vini da dessert. La qualità dei vini moldavi è rimasta immutata, ugualmente buona come qualche decina di anni fa. I vigneti del Paese producono vini di alto livello, gustosi e non costosi, che possono con facilità concorrere sui mercati esteri”. 

Per fare un esempio, gli sforzi dei vignaioli della Dionysos-Mereni sono stati apprezzati dall’Associazione degli enologi francesi che nel 2002 ha compreso i suoi vini nel catalogo dei 1.000 migliori vini del mondo. Nel tempo del cambiamento delle generazioni e delle attività dello stato moldavo il vino è sempre rimasto un simbolo irremovibile del suo splendore e della sua plurisecolare tradizione.

Vale la pena conoscere le proposte dei vignaioli moldavi

Meglio sarebbe assaggiare i loro prodotti nelle sale di degustazione delle cantine più famose oppure entrare nel soggiorno della “Casa Mare” dei vignaioli di campagna.

Se non possiamo permetterci questo viaggio, vale la pena comprare delle bottiglie di vino invecchiato, per esempio il Kagor, e deliziarsi con il suo gusto cioccolatoso e le sue note di prugne secche, caffè e marmellata di prugne.

Una scelta eccellente sarebbe il Traminer, dal retrogusto di finocchio, oppure i tipici vini moldavi da dessert come Grătieşti, Nectar o Trandafirul Moldovei, dal marcato sapore del favo di miele. Grazie a questo, anche se solo per un attimo, potremo vedere con gli occhi dell’immaginazione il soleggiato Paese del dio Bacco.

Agnieszka Żak

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