Lo stappo: la mia classifica a metà 2023 dei migliori naturali bevuti

Primo e secondo ci sono… Dopo, tutti terzi a pari merito!

Le linee guida della classifica sono queste:

  1. Far parte notoriamente e dichiaratamente del mondo del “Vino naturale”, quindi niente vini solo certificati Bio, né solo biodinamici etc etc.

  2. Assaggio votato alla piacevolezza al godimento emotivo complessivo.

  3. Nessun difetto di sorta.

  4. Bottiglie senza alcuna eccezione pagate di tasca propria.

 

Primo – A furor di popolo gastrodelirante il Riesling 2021 – Weingut Schmitt da Obrigheim-Pfalz, in Germania

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Qui, dalla bottiglia al calice qualcosa di diverso dai soliti e stereotipati riesling da tanto al chilo, oltretutto con prestanza da vendere, cosa che non capita tutti i giorni. Naso di frutta gialla al fulmicotone con sfiziose tracce di mango e piccole folate di cotognata.

Al palato, non troppo avvolgente, la fanno da padrone fugaci e lievi cenni di rifermentazione che (anatema!) pur scardinando le sacre enoscritture incredibilmente ben si intrecciano alla chiara mineralità e alla leggera acidità.

Unico neo la persistenza, potrebbe essere più lunga. Un vino sensorialmente caleidoscopico, da bere a secchiate, possibilmente non ibernato per gridare al mondo l’altro volto di questo vitigno, quello non omologato. classifica di gastrodelirio a metà 2023 dei migliori

Secondo – Sempre a furor di popolo il Molto nero 2021 delle Cantine Mortola di Sestri Levante (GE) 

Mai un vino somiglia così tanto a chi lo produce, vale a dire i due giovanissimi (con nonno al seguito) Leonardo Mortola e Natan Casagrande allegramente scapigliati e meravigliosamente entusiasti di quel che fanno. Ad avercene come loro…

Vigneti qua e là tra Sestri LevanteFramura e la più famosa Vernazza, con molto ciliegiolo, ma in realtà, il preciso uvaggio del Molto Nero non lo sanno neanche loro…

Al naso è un cangiante carosello di frutti rossi, ribes, lamponi e spezie che, con l’evoluzione, invertono la rotta verso lidi più balsamici, quasi da pepe bianco.

Al palato è lestodi buon corpo e non avvolge oltremisura per la deliziosa freschezza e per i tannini pungenti giusto quanto basta per rendere più fluida la beva, il tutto a dispetto del finale non lunghissimo ma certamente piacevole.

Tecnicamente impeccabile, non palesa difetto alcuno, teneteli d’occhio sti ragazzi!


La Bera Moscato d’Asti

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Lcertezza di un gran vino, versatile, e non solo per il suo canonico destino di fine pasto.

Un vino che parla nitidamente la lingua di quel lembo di Piemonte da dove arriva. Chi ha serie nozioni di enologia e vino non si spaventerà per la bassa gradazione alcolica (5,5°), anzi.

Gli altri si informino sulla tipologia e, magari lo assaggino! Al naso è senza indugio una angelica mitragliata di profumi assai complessi, dal glicine alla pesca, passando perfino per salvia, limone e bergamotto, tutti incredibilmente persistenti.

Al palato è morbido, a tratti soave e con una rara armonia tra dolcezza e freschezza. Il finale, lungo, è tutto per un fruttato stratosferico, che ti fa gridare che la vita è meravigliosa e fa piangere di gioia come e più del grande film di Frank Capra.

Andrea Pilar Calaverna

Il Grechetto che non ti aspetti. Più Umbria di così non si può…

Un piccolo e appassionato cortocircuito per i sensi, figlio del vitigno bianco bandiera del suo territorio. Limpido e dai molteplici intrecci, elegante e nello stesso tempo fuori da ogni schema, questo vino narra del bello che può regalare il Grechetto nudo & crudo così com’è, senza trucchi e senza inganni.

Naturalmente, tutto dalla vigna alla bottiglia è rigorosamente naturale (altrimenti qui non se ne scriveva!). Al calice è di un bel paglierino carico con sentori di frutta gialla e rimandi al naso (manco tanto!) di minerali e sassi intrisi di mare, con il bonus delle mandorle amare con l’evoluzione.

Il palato è ricco, denso e con l’evoluzione verso il finale muta rotta in direzione di un citrico, allettante. Un vino e produttore da tenere assolutamente d’occhio.

Semplicemente Vino Bellotti bianco 2021

Altra certezza, granitica. Lo spirito e le idee del grande Stefano tutte racchiuse in questo (come anche negli altri) suoi vini. Semplice rapido, efficiente ma mai banale… la prova vivente che si può fare vino naturale bene, anzi, benissimo senza il minimo difetto e/o sbavatura e senza scendere a compromessi.

Un bel bianco, magari non così multiforme e denso di emozioni come altri che arrivano dalla Cascina degli ulivi, ma che non tradisce mai le attese. Si: nella vita (e nei calici…) c’è bisogno di bello, ma anche di emozioni e certezze.

Le ultime due, perfettamente al loro posto in questa bottiglia che si può considerare il “base” dell’azienda.

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