Possiamo essere sinceri?
Quanto è ormai facile fare dei twist on classic?
Cambi uno sciroppo di li, uno vermouth di la, un succhino di qui ed in un secondo hai fatto un altro drink che puoi sentire tuo.
Ora però facciamo un giro di giostra, proviamo a pensare come mai i classici sono così “semplici” per tutti.
Una volta avendo pochi prodotti dietro al banco, i Bartender avevano delle scelte obbligate, qualcuno ricorda quando il Manhattan si faceva con Canadian whiskey perché aveva una percentuale di segale?
Sì, perché fino al 2010 riuscire a reperire un whiskey rey era cosa rara.
Oggi però di prodotti ne abbiamo, forse anche troppi, quindi perché non provare a costruire un’idea partendo dal prodotto che si vuole valorizzare?
Credo i giovani Bartender di oggi abbiamo scelto questo mestiere solo per la parte espressiva di esso.
Non si diventa ricchi, non si consuma del sesso tutte le notti e non si guadagna punti alcolismo con l’andare delle serate da rispendere alla Esso.
Però è un mestiere che ci permette di esprimere tutta la nostra essenza sotto forma di sapori, colori, profumi e sensazioni.
Abbiamo uno sciroppo che ci piace, un distillato o un liquore che ci interessa valorizzare. Un cordiale che abbiamo fatto noi che è fighissimo?
E proviamo a renderlo protagonista, concepire un drink che non debba per forza seguire le regole della miscelazione, ma che esprima al massimo le potenzialità di quello che riteniamo interessante.
Credo profondamente che oggi la differenza la facciano le idee, il modo di comunicarle e la sicurezza nei prodotti che abbiamo a disposizione.
Quindi non vedo il motivo di continuare a riproporre la stessa salsa in mille vesti.
Io quando avevo cominciato mi sentivo un pirata, un riottoso, un ribelle non compreso che attraverso il suo lavoro riusciva a comprendere i sapori che le persone cercavano e cucirgli addosso dei drink che se pur rudimentali erano la miglior espressione di me.
Oggi faccio lo stesso, solo con tanta noia in meno e se qualcuno mi avesse detto prima che pensare fuori della lista IBA non è un crimine, anzi, è un grande esercizio di sviluppo avrei risparmiato tanto tempo nella mia carriera.
Ma di questo magari parleremo in un’altra opinione non richiesta 😘
Gilles Biassoni è il bar manager di Cantina del tormento.
Cresciuto tra Milano e Vicenza, nei primi anni della sua carriera è stato fortemente influenzato dal lavoro di Gabriele Menini e di Simone Caporale.
Dopo 15 anni di onorato servizio nei bar di mezza Europa, oggi esplora una miscelazione che comprende il vino, meglio ancora se naturale.
Grande appassionato di whisky e di arrampicata, ha speso più soldi per viaggiare in Scozia che per la sua salute mentale.
Non chiedete al suo bancone un vodka Red Bull, sa essere permaloso.