Opinione non richiesta 2.1

gin

Quante volte vi hanno chiesto un Gin Mare?

È oggettivamente difficile far cambiare abitudine alle persone, ma può avere un sacco di vantaggi, primo tra i quali aumentare il fatturato così che voi possiate chiedere l’aumento.

Si perché so che è idiota, ma alzare lo scontrino medio non serve solo al vostro titolare.

Le persone si abituano, più che ai gusti, alle idee.

L’idea di essere più fighi con un gin tonic in mano che tutti i loro amici riconoscono come buono.

E se io vi dicessi che lavorare con un’idea può essere un’ottima soluzione per dare un’identità al vostro locale?

Dal 2010 ad oggi il mondo si è costellato di migliaia o milioni di gin diversi, dolci, agrumati, speziati o erbacei.

No, non ho dimenticato di scrivere secco!

È un business florido che per di più sembra non soffrire assolutamente di alcuna decrescita, ma perché?

Intanto perché non bisogna aver nessuna nozione per fare un gin tonic se non essere muniti di papille gustative e poi la formula con la quale è stato introdotto sul mercato, ovvero miscelato con la tonica incontra i gusti di tutti essendo essenzialmente limone zucchero e chinino.

Oggi però sono qui per fare un paio di riflessioni a proposito di come utilizzare questo fenomeno a proprio vantaggio.

Partiamo da un piccolo presupposto: se stai leggendo questo articolo evidentemente ti interessi del tuo lavoro e provi a costruire un rapporto fiduciario con i tuoi clienti come qualsiasi buon oste di questo mondo.

Dunque quanti di essi vi chiedono consigli?

Spero tanti!

Perché continuare a proporre sempre gli stessi tre gin che ormai possiamo trovare anche all’autogrill?

Scegliere una linea di gin è essenziale dal mio punto di vista, ed è ad oggi un motivo valido per un cliente per cominciare a frequentare e a fidelizzarsi un locale.

Io di solito lavoro così:

Seguo la stagionalità, inserendo gin via via più agrumati e floreali andando verso l’estate e sempre più speziati e caldi anche come tasso alcolico con il sopraggiungere dell’inverno.

Cerco di dare più alternative per gli stessi gusti, dando così una certa libertà di esplorare la bottigliera alle mie spalle.

Scelgo sempre prodotti che hanno una storia da raccontare, che essa sia una scelta particolare di distillazione o la solita favoletta sulla ricetta tramandata dall’arcano parente.

Ed infine scelgo cose molto vicine ai miei gusti, ma anche gin che non berrei nemmeno sotto minaccia di morte, perché non tutti hanno la mia bocca.

Ed ora mettiamo le carte in tavola.

Io lavoro in un locale che tratta vini naturali, principalmente del territorio e che è molto attaccato alla terra, quindi ad esempio stiamo lavorando quasi esclusivamente con prodotti italiani, la maggior parte da micro distillerie di Milano, Gubbio e Torino, ma soprattutto nessuno dei nostri concorrenti ha fatto questo tipo di scelta e quindi abbiamo ovviamente una ottima spinta competitiva nei loro confronti avendo praticamente eliminato tutti i prodotti che girano sopra i 500.000 litri distillati l’anno.

Oggi, a mio parere il mondo dei gin è sovraccarico di prodotti e difficilmente in una selezione si riescono ad avere solo bottiglie delle quali poter andare fieri, quindi divertitevi, fatevi tirare le supercazzole dai vostri fornitori e poi fidatevi solo della vostra idea, perché alla fine il succo del discorso era racchiuso nelle prime cinque righe, il cliente compra gin ma solo perché lo vendete voi e più riuscirete a dare la vostra personale identità alla bottigliera più facile sarà far felici quei clienti incontentabili.

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