Porceddu: l’Unione Europa dà il via libera alla commercializzazione dei maiali sardi dopo 11 anni di “embargo”

Buona parte della Sardegna potrà tornare a commercializzare i maiali allevati nell’Isola e i prodotti collegati, come il famoso ‘porceddu’, al di fuori del territorio regionale.

Dopo 11 anni, infatti, l’Unione europea ha deciso di eliminare l’embargo che vigeva dal 2011 per via della presenza endemica della peste suina africana. Le restrizioni non sono tolte del tutto, ma continueranno a riguardare il 20% del territorio sardo. Per l’economia dell’Isola, a ogni modo, si tratta di un passo avanti importantissimo per il settore agroalimentare della regione.

“Per comprendere la portata di questo risultato e le possibili ricadute sul comparto zootecnico della suinicoltura”, spiega il governatore Christian Solinas, “è sufficiente considerare che in circa l’80% dei Comuni dell’Isola sarà possibile riprendere a commercializzare gli animali vivi e le carni verso tutto il mondo. Nel 50% dei Comuni questa possibilità sarà percorribile senza vincoli, mentre negli altri casi la movimentazione extraregionale sarà consentita secondo le deroghe previste dai regolamenti europei. Considerando i numeri dei capi censiti, l’84% della produzione suinicola sarda potrà riaffacciarsi sul mercato globale”. Le modifiche approvate a Bruxelles entreranno formalmente in vigore a gennaio, con l’aggiornamento al regolamento comunitario.

“Il vero porceddu può finalmente tornare sulle tavole nazionali ed europee”, esulta Coldiretti. “Era dall’11 novembre del 2011 che la Sardegna non poteva esportare suini (vivi o macellati) fuori dai propri confini”, ricorda l’organizzazione. La causa è “la peste suina comparsa per la prima volta nell’Isola nell’ormai lontano 1978 nel sud Sardegna, giunta presumibilmente dalla Penisola iberica attraverso scarti alimentari arrivati nel porto di Cagliari o all’aeroporto militare di Decimomannu e diffusasi poi nelle zone interne dell’isola con le transumanze”. La Sardegna oggi si presenta, dice ancora Coldiretti, “con 164mila capi e 12.900 aziende ed è la terza Regione per numero di allevamenti mentre scende al settimo posto per numero di capi”.

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